Dopo settimane di polemiche e congetture sugli effetti mondiali della politica di protezionismo del nuovo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, arriva la prima fotografia sulle possibili perdite in termini di export per il settore moda, design e food italiano. L’ha scattata la società di consulenza e centro studi Prometeia per Il Sole 24 Ore partendo da una simulazione delle tariffe doganali in vigore alla fine degli anni Ottanta. Per le 3F (fashion, food, furniture) del made in Italy, l’innalzamento delle barriere doganali annunciato da Mr. Trump potrebbe costare qualcosa come 345 milioni di euro. Conti alla mano, significa che questo settore sarebbe uno di quelli maggiormente toccati dal dietrofront sugli accordi internazionali di libero scambio. Gli ulteriori oneri doganali costerebbero all’intero sistema industriale italiano quasi 800 milioni di euro.
Tornando al sistema moda, secondo i dati diffusi da Prometeia, nel corso del 2015 le esportazioni hanno registrato oltre 4 miliardi di euro (-4,2%), con dazi attorno all’8 per cento. Per l’arredo l’export si è attestato su 827 milioni di euro (+10,8%) mentre per il food vale 3,5 miliardi di euro (+3,4%).
Proprio ieri, il neo presidente degli Stati Uniti ha firmato l’ordine esecutivo che sancisce il ritiro degli Stati Uniti dal Tpp, la Trans Pacific Partnership, accordo di libero scambio con 11 Paesi affacciati sul Pacifico.