Prima era la festa del Natale seguita canonicamente dalla calza della Befana. Poi si sono aggiunte quelle della Comunione e della Cresima. Poi sono arrivati i cartoon, da quelli in stile disneyano a quelli fatti di eroi e mostri di matrice orientale. Infine, la contaminazione delle feste degli altri, quelle che vengono da lontano, magari a colpi di zucche accese. È interessante quanto nell’evoluzione della moda dedicata al bimbo si possa rileggere l’evolversi delle tradizioni legate agli appuntamenti condivisi. Il childrenswear si è adeguato alla progressiva trasformazione delle cerimonie religiose in appuntamenti ‘consumistici’, quindi si è spalancato alla forza di comunicazione di Hollywood e, ancora più in larga scala, alla potenza ‘educativa’ delle serie televisive. Questa serie di ‘invasioni’ è stata trasversale, contagiando in toto le aziende della moda per i piccoli, senza differenza di dimensione né di posizionamento. Nell’ultima svolta, quella dei social, è però possibile vedere un punto distintivo. Ovvero, l’accentuazione del ruolo del bambino quale ‘oggetto’, più che ‘soggetto’ delle feste che lo vedono protagonista. Il mondo dei network, infatti, ha esaltato al massimo il ruolo di scena dei genitori. Gli antichi rituali della fotografia e del filmino per le grandi occasioni erano, appunto, un qualcosa destinato ai ricordi di famiglia. Qualcosa che delimitava un momento preciso, e lo imprimeva in un album familiare che scandiva il tempo a scalini discontinui. Oggi, il genitore è diventato regista e attore di un film sul proprio bambino che non ha intervalli. L’obiettivo non è il ricordo, ovvero costruire un album per garantire al figlio la possibilità di ripercorrersi nel futuro. L’obiettivo, invece, è la condivisione dell’oggi, dell’istante, con l’esterno, con il mondo che non dorme mai. Ma la condivisione, appunto, non è voluta né gestita dal bambino. È un qualcosa in tutto e per tutto appartenente ai genitori. Sono questi che subiscono la necessità del transfer elettronico di identità. Nasce da questa inversione dei protagonisti, la tendenza al ‘continuum’ analizzata nel dossier di questo numero. Come per altre categorie del lusso, anche la moda dei piccoli è un fenomeno ormai proposto senza soluzione di continuità, per ogni occasione immaginabile a livello di globo terrestre. Questo mette le aziende del bimbo di fronte alla prospettiva che il mercato dell’abbigliamento mini seguirà in totale conformità quello dei più grandi, con una forza mai registrata in passato.
David Pambianco