Influencer sì, ma non solo con milioni di follower. Nella sfilata F/W 2017-18 di Dolce&Gabbana, tenutasi sabato scorso a Milano, sono stati i Millennials i personaggi principali, ribattezzati, in particolare i protagonisti di internet, i “nuovi principi”. Che non sono più rimasti a guardare (o a riprendere) seduti, ma sono diventati parte attiva dello spettacolo, sfilando alla stregua di modelli professionisti.
A calcare le passerelle, però, non solo influencer dai numeri incredibili come gli arci noti Austin Mahone (pop star americana classe 1996), Sofia Richie (l’it-girl), Cameron Dallas e Lucky Blue Smith, ma anche personalità molto meno conosciute. Tra i 52 personaggi scelti perché ritenuti un riferimento sui social, ci sono stati anche il blogger di Dubai Elias El-indari (con ‘soli’ 37mila follower su Instagram) e l’editor svedese Andreas Weinas, che ne conta 65,8 mila, decisamente meno ai milioni di follower che ormai hanno gli influencer globali.
Un segnale che sembra aprire una nuova fase del rapporto tra griffe e social media: la fase della qualità dei follower. A essere importanti, cioè, sono sempre meno i numeri e sempre più la capacità di dialogare e fare presa su un pubblico di seguaci, magari più ridotto, ma più coinvolto.