Le pelli per gli interni delle vetture sostengono i conti 2015. Premiati i gruppi specializzati in Veneto e nell’ambito delle bovine. In atto un processo di consolidamento.
Igrandi numeri della pelle italiana si fanno in Veneto. Nella top ten delle aziende del settore conciario, secondo uno studio condotto da Pambianco Strategie di Impresa, compaiono ben otto realtà appartenenti al distretto di Arzignano e della valle del Chiampo (Vicenza), che scava un abisso rispetto agli altri poli localizzati in Toscana, Campania e Lombardia. Inoltre, se si considerano soltanto i sei player oltre i cento milioni di ricavi, sono tutti espressione dell’imprenditoria veneta, basata sulla trasformazione delle pelli bovine, e di una produzione perlopiù focalizzata sul nuovo filone d’oro dell’impiego di pellami: l’automotive, terreno per specialisti, dove occorrono spalle (finanziariamente) larghe e capacità produttive adeguate a soddisfare le esigenze delle case automobilistiche, basate su programmi a medio/lungo termine e meno soggette alle necessità di innovare lo stile. È l’industria a dettare i ritmi e a favorire la concentrazione conciaria, come testimonia il dato aggregato dei primi quattro gruppi: Gruppo Mastrotto, Rino Mastrotto Group, Pasubio e Dani, tutti coinvolti (con quote differenti) nel business dell’auto, valgono complessivamente più di un miliardo di euro, pari a oltre il 20% del fatturato nazionale stimato da Unic in 5,2 miliardi. La moda continua ad assicurare una quota dominante della produzione, tra calzatura (circa il 42% in volumi) e pelletteria (oltre il 25%), e in generale chi opera nella fascia alta del fashion ottiene una redditività superiore alla media di settore, che, calcolata in ebitda margin, non arriva a due cifre. I picchi riguardano il pregiato, ovvero le pelli di rettile, dove Caravel (controllata da Kering) fa segnare oltre il 22% di ebitda in rapporto al fatturato.
LA CORSA DEI LEADER
A guidare la classifica della pelle italiana è una multinazionale relativamente tascabile, Gruppo Mastrotto, con 356,3 milioni di euro, che salgono a 462 come consolidato internazionale, e circa duemila addetti distribuiti tra le dodici unità produttive italiane e le tre operanti in Brasile, Tunisia e Indonesia. L’AD Chiara Mastrotto prevede un ulteriore incremento per l’anno in corso “grazie a una politica di investimenti industriali sia sul territorio sia a livello internazionale, supportata dalle nostre piattaforme produttive in quattro continenti. L’obiettivo è diventare per i nostri clienti internazionali un global supplier multi-plants e multi-business, con un posizionamento competitivo che rappresenta di fatto un unicum nel settore conciario a livello mondiale”. Tra i successi raccolti quest’anno, spicca il premio di ‘best leather supplier’ attribuito a Mastrotto dal big della pelletteria statunitense Coach, oltre al consolidamento dei rapporti con i gruppi automobilistici Audi/Volkswagen e Toyota, cui si aggiunge la capacità di fornire in pronta consegna attraverso il servizio Gruppo Mastrotto Express, che asseconda le esigenze di tempistica del ready to buy. “Si tratta – evidenzia l’AD – di un servizio innovativo, con cui siamo in grado di garantire l’evasione dell’ordine in 48 ore grazie al più grande hub logistico di pelli in pronta consegna a livello europeo, con oltre mille colori ed oltre venti collezioni permanenti”. L’automotive genera circa il 40% del fatturato di Rino Mastrotto Group (seconda posizione), pari a 258 milioni di euro, frutto delle attività svolte tra Italia, Brasile (Bermas) e Svezia, dove la società presieduta da Rino Mastrotto ha acquisito nel 2010 una conceria storica, Elmo Leather, come scelta strategica per incrementare la propria presenza nell’ambito degli interni auto e dell’arredo di fascia alta. “L’obiettivo fissato per l’anno in corso – spiega Barbara Mastrotto, head of business unit dell’automotive – è consolidare quanto abbiamo raggiunto nel 2015, con la possibilità di ottenere un piccolo miglioramento. A livello di investimenti siamo sempre più concentrati sulla ricerca e sviluppo, che va in direzione di un prodotto innovativo e ancor più ecocompatibile”. Il gruppo ha inoltre rafforzato negli ultimi anni la propria quota nei materiali di tendenza, tramite la divisione Area Fashion, e nella pelletteria di lusso, dove opera con il brand Pomari, partner delle più prestigiose firme.
PRODUZIONE VERSO EST
La crescita straordinaria della destinazione automotive è alla base della performance di Pasubio (terza posizione) che opera per l’85% in questo settore e per il restante 15% tra arredamento e pelletteria. Dopo aver superato i 230 milioni di euro nel 2015, la società presieduta e amministrata da Luca Pretto punta a un ulteriore balzo a fine anno compreso tra il 15 e il 20 per cento. “Nell’auto – sottolinea Pretto – ci aspettiamo di continuare a crescere per il prossimo triennio, dopo il quale l’ulteriore progresso dipenderà dalla volontà della proprietà di Pasubio di dar vita ad un processo di internazionalizzazione produttiva della nostra attività. Nell’arredamento abbiamo affrontato un grosso calo dei volumi rispetto agli anni precedenti, compensato a livello di fatturato grazie alla decisione di puntare sulla fascia alta del mercato, a maggior valore aggiunto. Per la pelletteria, quella del lusso accessibile, siamo ancora in una fase di startup, ma stiamo programmando investimenti in strutture produttive per affrontare questo mercato con determinazione e impegno, ritenendo che sia molto promettente e che la nostra azienda possa ottenere spazio”. Tra gli investimenti in agenda in Italia compare la ristrutturazione dell’ex conceria Parlato, acquistata nel 2015, per realizzare un impianto innovativo di riconcia e tintura e un centro logistico di gestione della materia prima. A livello internazionale, Pasubio prevede l’assunzione entro il prossimo anno di 200-250 addetti in Est Europa per l’avvio di un nuovo impianto di taglio e laminazione delle pelli, con l’obiettivo di iniziare un’attività manifatturiera di piccoli componenti di selleria. L’investimento nei Balcani è una delle priorità fissate da Gruppo Dani (quarta posizione), 183,7 milioni realizzati nel 2015 e derivanti per oltre il 50% dalle pelli per interni auto, che prevede 400-500 nuove assunzioni per arrivare alla fase di taglio, esclusa la cucitura, fornendo ai propri clienti il materiale già tagliato e pronto per la realizzazione di sedute e altre parti. “L’inaugurazione del nuovo stabilimento estero è prevista per la primavera del prossimo anno – afferma il presidente Giancarlo Dani – mentre ad Arzignano stiamo completando gli impianti allestiti nella conceria acquistata due anni fa. La percentuale di fatturato derivante dall’auto è destinata ad aumentare attraverso questi progetti e prevediamo entro il 2018 un incremento di 60-70 milioni di euro, mentre il dato 2016 dovrebbe essere condizionato dal ritardo nell’avvio di alcuni progetti da parte dei gruppi automobilistici tedeschi con cui operiamo e dalla diminuzione dei prezzi delle materie prime, che ci porteranno a un calo del 4-5 percento”. Dani evidenzia il contributo positivo dell’auto a livello distrettuale. “Ad Arzignano il lavoro per questa destinazione è aumentato in maniera consistente negli ultimi anni, riducendo gli effetti della crisi che si è manifestata altrove. Ci siamo guadagnati la stima di fornitori strutturati e in grado di offrire quelle garanzie di cui i clienti necessitano”. Moda e arredamento sono le destinazioni di riferimento di Fadea, gruppo che ha chiuso il 2015 in quinta posizione con oltre 158 milioni di ricavi. “Prevediamo per quest’anno un incremento di circa il 5% – sostiene l’AD Alberto Caneva – grazie all’andamento crescente delle vendite in mercati quali Italia, Spagna e Vietnam. Gli investimenti in atto riguardano l’ampliamento di fabbricati e l’acquisto di nuovi macchinari per aumentare la capacità produttiva”.
SETTORE IN FRENATA
Alla crescita dei big fa da contrasto il trend negativo a livello nazionale, contrassegnato da un calo del 4,6% nei volumi durante il primo semestre. Unic, l’associazione nazionale di categoria, rileva che i mesi estivi hanno confermato la tendenza ribassista, con un arretramento del 6% circa rispetto all’anno scorso. “L’inizio del quarto trimestre non ha cambiato il trend e la maggioranza delle concerie esprime pessimismo sulla chiusura dell’anno”, afferma l’ufficio studi Unic, prevedendo a dicembre un ribasso del 5-6% in valore e in volume rispetto a un 2015 già caratterizzato da un calo (-2,3% in valore) anno su anno. Sui conti delle concerie pesa soprattutto la riduzione dell’export verso la Cina, prima destinazione estera da oltre vent’anni delle pelli italiane, che nella prima parte dell’anno è stata di oltre il 20 per cento. Quanto al lusso, l’associazione nazionale evidenzia la cautela da parte delle firme, che hanno avviato una politica di azzeramento delle scorte prima di reimpostare ordini e magazzini, con richieste frazionate e limitate allo stretto necessario. “Anche su queste fasce di clientela – conclude Unic – il prezzo diventa spesso lo snodo centrale delle discussioni”.
di Andrea Guolo