Conta più il social della passerella? Il presidente dell’agenzia più famosa al mondo esprime cautela. Ma ammette: “Anche noi monitoriamo le interazioni”.
Una bellezza unica, ma anche la capacità di influenzare. La performance in passerella, ma anche l’engagement sui social. Le nuove strategie di comunicazione del fashion system non risparmiano le modelle, la cui reputazione online, pur non essendo una condizione sufficiente, può rivelarsi una condizione necessaria per la carriera. Del resto, la vera cassa di risonanza si gioca sui social, dove i brand sono alla ricerca di strade, per fidelizzare il pubblico, diverse dal tradizionale advertising. Da ripensare in chiave web anche il termine ‘top model’, che oggi incorona, tra le altre, Kendall Jenner, Cara Delevingne e Gigi Hadid, già famose agli esordi della loro carriera, tra le più richieste in pedana e ai vertici dei ranking social con, rispettivamente, 67,4 milioni, 34,6 milioni e 24,2 milioni di followers su Instagram. Intervistato da Pambianco Magazine, Vick Mihaci, presidente di Elite Management Worldwide, si esprime con cautela sul fenomeno, spiegando come, per l’agenzia, talento e personalità mantengano la meglio sul numero di followers. Ma non nega che “le aziende della moda prestano attenzione al numero di interazioni”. E che, di conseguenza, “lo facciamo anche noi”, monitorando sempre più da vicino la vita delle modelle. Quella professionale, pubblica e, soprattutto, social.
Quando le griffe scritturano un modella, guardano anche alla popolarità della ragazza sui social. È un requisito per la vostra agenzia?
No, non è un requisito per Elite. Guardiamo al talento più che ai followers. Capiamo l’esigenza dei brand di raggiungere un pubblico più ampio grazie alla fan base delle modelle e crediamo che i social media siano fantastici canali di engagement. Scritturiamo modelle sulla base del loro potenziale di diventare professioniste di successo. Il numero di followers crescerà di pari passo con la loro carriera.
In cosa differisce oggi la carriera di una modella rispetto a quanto accadeva negli anni 90?
La carriera delle modelle è cambiata in modo strutturale. Viviamo in un mondo globalizzato, dove tutti sono sempre connessi e gli strumenti digitali si evolvono di continuo. Le modelle hanno la loro vita e, se da un lato mantengono un alone di mistero, dall’altro aprono il loro mondo a un pubblico più ampio. Le loro opinioni hanno un ascendente maggiore e possono promuovere interessi personali ai loro followers man mano che la loro influenza aumenta.
Secondo lei, è corretto identificare Kendall Jenner o le sorelle Hadid come ‘le nuove top model’? In cosa differisce il loro percorso da quello di Kate Moss, Christy Turlington o Claudia Schiffer?
Sì, sono le nuove top model. I social media hanno oggi un ruolo centrale nella carriera di un’indossatrice. I nuovi talenti hanno una finestra per mostrare chi sono e in cosa credono. I canali digitali veicolano un lato differente delle top model. Abbiamo più familiarità con Kendall Jenner o le sorelle Hadid perché sono personaggi pubblici, ma soprattutto per i canali attraverso cui comunicano.
Nel 2015, Catherine McGill di Vivien Models ha dichiarato che sempre più aziende rifiutano di prendere in considerazione modelle/i che abbiano meno di 10mila followers su Instagram. È vero secondo lei?
I brand di moda prestano attenzione ai key metrics, così come noi. Le aziende hanno obbiettivi precisi e vogliono assicurarsi tutti gli strumenti per raggiungere i consumatori finali. Non credo che i brand giudichino i nuovi talenti in base al numero di followers. In Elite ci sono modelle di successo che agli inizi della loro carriera non avevano una social audience significativa e che hanno ottenuto contratti con maison importanti grazie alla loro personalità, non per la quantità di persone che le seguono.
In base a quali parametri giudicate la reputazione online di una modella?
Innanzi tutto, per la qualità dei contenuti che pubblica. Diamo molta enfasi a contenuti costruttivi, divertenti e originali. Crediamo che la online reputation di una modella dipenda soprattutto dalla trasmissione di valori positivi, entusiasmo e fiducia. Molto poi dipende da quanto sono presenti sulla stampa, da come la gente ne parla sul web e sui social. Crede che una sovra-esposizione sui social network possa nel tempo rivelarsi controproducente? Un’esposizione eccessiva può rivelarsi controproducente nel momento in cui i contenuti non sono più autentici, perché espongono al rischio di critiche. Se il messaggio ha uno scopo valido, penso invece che il risultato della sovraesposizione possa essere positivo sia per la modella sia per il suo pubblico.
Crede che una sovra-esposizione sui social network possa nel tempo rivelarsi controproducente?
Un’esposizione eccessiva può rivelarsi controproducente nel momento in cui i contenuti non sono più autentici, perché espongono al rischio di critiche. Se il messaggio ha uno scopo valido, penso invece che il risultato della sovraesposizione possa essere positivo sia per la modella sia per il suo pubblico.
di Giulia Sciola