Giorgio Armani prepara il terreno per la successione. Nelle scorse settimane, come riportato da Radiocor Plus, si è tenuta un’assemblea straordinaria della Giorgio Armani spa, che ha assunto due delibere di rilievo. La prima, di carattere più tecnico, riguarda l’eliminazione del valore nominale delle azioni e l’annullamento delle azioni proprie, che erano pari al 5% del capitale sociale con il contestuale azzeramento della rispettiva “riserva per azioni proprie in portafoglio”, pari a 175 milioni di euro. Lo stilista è così salito al 100% della società. Ma è la seconda delibera quella cruciale: in assemblea è stato lo stesso Armani, in veste di presidente, a illustrare “la proposta di adottare, con effetto dalla data di apertura della successione del signor Giorgio Armani, un nuovo testo di statuto sociale che lascia immutata denominazione, sede e oggetto, fatta salva l’introduzione e precisazione dei principi fondanti ai quali l’attività sociale deve essere improntata, e prevede la proroga al 31 dicembre 2100”.
Il testo dello statuto futuro, eccetto quanto specificato sopra, resta al momento riservato, ma è plausibile che i principi citati siano gli stessi della Fondazione Armani, lanciata dallo stilista a fine luglio con l’obiettivo di assicurare nel tempo la stabilità degli assetti di controllo del gruppo della moda. Tra questi, Armani aveva citato “autonomia e indipendenza, un approccio etico alla gestione con integrità e correttezza, un’attenzione all’innovazione e all’eccellenza, priorità assoluta allo sviluppo continuo del marchio Armani sostenuto da adeguati investimenti, una gestione finanziaria prudente ed equilibrata, un limitato ricorso all’indebitamento e un cauto approccio alle acquisizioni”.
Il marchio di moda ha chiuso il 2015 con un bilancio consolidato che vede ricavi in crescita a 2,66 miliardi, un ebitda a 518,7 milioni, un ebit di 406 milioni e un utile netto di 240,8 milioni (dai 261,8 del 2014) con disponibilità liquide nette a 654,4 milioni. Per il 2016, si legge nel bilancio consolidato, si prevede “un risultato positivo, sebbene in probabile leggera flessione rispetto al 2015, a causa del rallentamento economico registrato in alcuni importanti mercati di sbocco (per esempio Cina, Medio Oriente e Russia) delle linee distribuite dal gruppo”.