VicenzaOro, il salone internazionale dedicato al mondo dei preziosi, che questa stagione ha svelato anche la nuova sezione Now-Not ordinary Watches dedicata agli orologi di design, ha archiviato l’edizione di settembre con un andamento “sostanzialmente stabile” di visitatori (oltre 19mila visitatori contro le 20mila della corrispondente edizione dello scorso anno). Il 40% dei visitatori professionali è giunto dall’estero.
“In merito ai Paesi di provenienza dei buyer – si legge nella nota ufficiale – si è registrata una buona performance dell’America del nord e di alcuni Paesi del centro e sud America, mentre la provenienza degli operatori della zona Ue ha evidenziato un andamento a velocità diverse. Germania, Francia e Spagna in leggero calo, Gran Bretagna, Grecia, Norvegia, Danimarca e Olanda in crescita. Buone le presenze dell’Europa centro-orientale, al netto degli operatori di lingua russa che hanno decisamente confermato un’importante contrazione sia in termini di presenze che di capacità di acquisto. Anche l’area del Golfo e dei paesi limitrofi ha messo in evidenza una contrazione delle presenze, per altro confermate da un andamento del mercato interno non positivo. Nell’area mediorientale spicca invece la crescita di Israele. La Turchia ha invece evidenziato un momento difficile con un significativo calo di operatori presenti. Buona performance della Cina, mentre la piazza di Hong Kong ha fatto registrare una contrazione. Per quanto riguarda il sud-est asiatico, stabile la presenza indiana e in crescita quella tailandese”.
Quanto all’andamento del mercato orafo-gioielliero internazionale, nei primi sei mesi del 2016 la domanda di oro per il settore jewellery ha segnato una flessione del 28% rispetto ai primi sei mesi del 2015. Si registrano cali in mercati chiave per il comparto, quali India (-54%), Cina (-26%), Russia (-25%) e Uae (-18%). Crescono invece Usa (+11%), Regno Unito (+4%) e Germania (+3%). Il fatturato del settore orafo italiano (7,2 miliardi di euro nel 2015), tra gennaio e marzo 2016 è cresciuto del 9 per cento. Nei primi tre mesi dell’anno le esportazioni del made in Italy hanno infine registrato un calo del 3,6% rispetto al medesimo periodo del 2015.