Per la moda italiana un 2016 che è sceso fortemente nella prima parte dell’anno. Secondo i Fashion Economic Trends diffusi dalla Camera Nazionale della Moda, nel primo trimestre dell’anno la moda nazionale in senso stretto (tessile, abbigliamento, calzature e pelletteria) è calata, a livello di fatturato, del 4,2%, tornando appena a galla nel trimestre successivo (+0,7%). Il confronto, probabilmente, è stato anche con un trimestre (il primo 2015) dove c’era un forte e positivo effetto cambio.
Per quanto riguarda i valori assoluti, la Camera (diversamente dagli anni scorsi) ha aggregato ai dati moda anche quelli dei settori collegati (occhialeria, gioielleria, bigiotteria, profumi e cosmetici) che hanno registrato performance nettamente positive (+7 e +10,2% nei primi due trimestri). È grazie a questi che il consuntivo 2016 (moda più collegati) dovrebbe terminare in crescita dell’1,4% a 83,6 miliardi. Lo scorso anno, la sola moda aveva registrato 62 miliardi.
“La performance non soddisfacente della moda in senso stretto – spiegano i Fashion Trends – è dovuta alla persistente debolezza dei mercati internazionali. Le rilevazioni Istat hanno registrato una caduta del 7,5% del fatturato estero nel primo trimestre e del 2,1% nel secondo. C’è tuttavia da osservare che negli ultimi 12 mesi le rilevazioni del fatturato estero dell’Istat hanno sistematicamente sottostimato la dinamica registrata dalle esportazioni, mentre l’avevano sovrastimata sistematicamente tra il 2012 e metà 2015. Il ‘vero’ andamento del fatturato estero della moda in senso stretto potrebbe quindi essere, nel secondo trimestre 2016 di circa 2-3 punti percentuali migliore di quello registrato dalla rilevazione Istat”.
Lo scenario internazionale, spiega il documento, ha visto negli ultimi mesi accrescersi i fattori di incertezza. Il più importante è il risultato del referendum sulla Brexit, che ha spinto il Fondo Monetario Internazionale a rivedere verso il basso le prospettive di sviluppo dell’economia mondiale, da +3,2% (2016) e +3,6% (2017), a +3,1% (2016) e +3,4% (2017). Negli Usa, la fase espansiva prosegue con un incremento dei consumi e una previsione del Pil di +2.2% nel 2016 e +2,5% nel 2017. Nell’area euro si conferma il rallentamento delle principali economie, con una previsione per il Pil di +1,6% nel 2016 e di +1.4% nel 2017. In Cina la crescita dovrebbe attestarsi a +6,6% nell’anno in corso e a +6,2% nel 2017. La stabilizzazione in atto dei prezzi del petrolio alleggerirà la situazione economica in Russia, dove si delineano un +1% nel 2016 e +2,5% nel 2017.
Il quadro macroeconomico resta, tuttavia, favorevole, si legge nell’analisi, e consente di prevedere una stabilizzazione nel terzo trimestre (con un possibile marginale decremento del fatturato rispetto allo stesso periodo del 2015 (-0,3/-0,5%) e il ritorno alla crescita nel quarto. Un fattore di rischio interno permane nel quarto trimestre, in relazione alla possibile instabilità politica, ed è legato al possibile esito negativo del referendum istituzionale di ottobre.