Potrebbe anche accadere, come dice la presidente del British Fashion Council, che le sfilate donna si trasferiscano a giugno nelle fashion week dedicate all’uomo. è anche una vecchia idea di Patrizio Bertelli. Di certo, quello che adesso si osserva nelle settimane dedicate alla moda maschile di Milano e Londra, non va in quella direzione. Nonostante siano state definite dagli enti organizzatori (il BFC e la CNMI) un momento “di energia creativa e dinamismo”, la stampa internazionale ha sottolineato come entrambe le manifestazioni abbiano scontato una fuga di brand dalle passerelle. Certo potrebbe anche essere colpa del periodo di transizione alle guide stilistiche di alcuni nomi di primo piano, o dell’inarrestabile affermarsi del “see now buy now” che imponge ripensamenti della sfilata doppia. In ogni caso, la direzione è che sia la donna, per ora, a prevalere sull’uomo.
Il combinarsi di questi fattori, peraltro, arriva in una fase già delicata della moda maschile, alle prese da tempo con una sorta di crisi d’identità da parte delle aziende dedicate storicamente al comparto. Sono noti gli sforzi di Kering nel rilanciare Brioni e quelli di Lvmh nello sviluppare il total look di Berluti. A questi si aggiungono la cessione di Corneliani, da tempo ferma sui propri passi, e la complessità del rilancio di Pal Zileri. In tale contesto, anche Pitti Immagine Uomo segna una sempre meno delineata separazione tra i generi, e la conseguente sparizione delle bandiere maschili.
Il presidente della Camera, Carlo Capasa, ha dispensato ottimismo e ripetuto con convinzione che la Milano Fashion Week Uomo è tornata “cool”. Nella realtà, la settimana della moda maschile è rimasta allineata al clima generale che caratterizza questo 2016: grande incertezza. Forse, per avviare un percorso davvero innovativo, è il caso di prendere consapevolezza che in Italia oggi non c’è più spazio per due momenti importanti. E, visto che i modelli e gli obiettivi di Firenze e Milano si avvicinano progressivamente, perché non accelerare in direzione di una vera partnership, magari con un unico calendario condiviso?
David Pambianco