Si moltiplicano eventi speciali e successo social. Superata la definizione di fiera commerciale. Oltre 30mila presenze. Ma c’è chi dice: “Ci sono più tag che ordini”.
n appuntamento trasversale, una vetrina strategica per il menswear internazionale, ma sempre più all’insegna dell’eterogeneità di proposte. In un momento in cui la moda si interroga su nuove forme di presentazione al pubblico, Pitti Uomo supera la definizione di fiera commerciale e di fiera di genere, vista la presenza crescente di collezioni donna, e vince la sfida della partecipazione affermandosi come show, come appuntamento in cui è importante esserci, a prescindere dalle opportunità di business. Ne sono consapevoli gli espositori, unanimi rispetto all’imprescindibilità dell’evento per chi voglia dire la propria nella moda made in Italy, ma anche il pubblico della fiera, in parte presente solo per essere notato. Ne sono consapevoli gli stessi organizzatori: “è necessario fare in modo che i visitatori tornino a casa con un numero maggiore di opportunità di business, relazioni, contatti ed emozioni. Intrattenere è un must. Sei nel grand prix del menswear e devi prenderne parte”, ha dichiarato a Wwd Raffaello Napoleone, AD di Pitti Immagine, ente che gestisce la fiera. Al traguardo delle 90 edizioni (era il 1972 quando 43 aziende si riunirono all’hotel Villa Medici di Firenze per presentare le loro collezioni a compratori italiani e stranieri), Pitti Uomo ha scommesso su format di fashion e lifestyle, dove gli eventi speciali hanno rubato terreno alle dinamiche di vendita. Fiera sì, ma soprattutto brand, il cui valore è garanzia di visibilità per aziende affermate e piccole imprese. Tema centrale di Pitti Uomo 90 quello dei Lucky Numbers, numeri scaramantici, di cui video e installazioni creative hanno tentato di mettere in evidenza le qualità estetiche e simboliche. Numeri fortunati anche quelli che inquadrano le presenze nella Fortezza da Basso, sebbene tra gli stand la percezione non sia stata quella di un’affluenza da record (Pitti Uomo registra, tradizionalmente, più visitatori a gennaio, quando il focus è sulle proposte per l’autunno/inverno ndr).
NUMERI IN CRESCITA
La kermesse ha infatti archiviato l’appuntamento dedicato alla P/E 2017 con un incremento del 2,5% nel numero di buyer presenti, per un totale di circa 20.500 compratori, di cui 8.400 provenienti dall’estero (in progressione di circa il 4% rispetto alla precedente edizione estiva), confermando le attese della vigilia. A livello generale, il salone ha registrato oltre 30mila visitatori, confermando la capacità di engagement e il social-appeal di un vero e proprio marchio. In crescita soprattutto le presenze straniere, con performance molto positive da Regno Unito (+18%), Cina (+14%), Germania (+5%), Belgio (+7%), Giappone (+4%), Stati Uniti (+3%) e Russia (+10%) e buoni risultati legati anche ad Austria, Messico, Malesia e Taiwan. In calo, invece, i numeri della Francia, “probabilmente – si legge nella nota ufficiale – anche in seguito all’ondata di scioperi in corso, alla cancellazione di numerosi voli aerei e agli Europei di calcio”, mentre l’Italia continua il suo trend di recupero (buyer in crescita del 3%) e gioca la propria partita su una maggiore qualità dei compratori presenti.
INTERAZIONI SOCIAL
Significativa la progressione delle interazioni sui principali social network, figlia della spinta ai selfie, della condivisione in tempo reale delle novità di prodotto e di una fiera sempre più conscia della risonanza del canale digitale. Negli ultimi anni Pitti ha infatti investito nelle innovazioni tecnologiche, a partire dall’implementazione della piattaforma e-Pitti, versione online integrata dei saloni Pitti Uomo, Pitti Bimbo e Pitti Filati. Secondo i dati forniti dagli organizzatori, che confrontano il “valore” delle diverse fan page prima e dopo le quattro giornate del salone maschile, l’account Instagram di Pitti Immagine è passato, dal 10 al 19 giugno, da 40mila a 53mila followers, con 8.628 post legati all’hashtag #pu90, 9.961 legati a #pittiuomo90 e 9.878 post legati a #pitti90, per una media di 9mila interazioni. Oltre 68.660 i like per la pagina Facebook di Pitti Uomo, che registra 3.023 gradimenti in più e un coinvolgimento del 5.98%, mentre la pagine Facebook di Pitti Immagine ha guadagnato 2.401 like, portandosi a un totale di 29.598, e un coinvolgimento dell’8.48 per cento. Su Twitter infine l’account di Pitti Immagine è passato da 16.600 a oltre 17.200 followers, con 6.768 post collegati all’hashtag #pittiuomo tra maggio e giugno 2016 e 1.622 interventi collegati a #pu90.
EVENTI SPECIALI A FIRENZE
A dare man forte all’appeal e all’internazionalità della fiera ha contribuito un calendario di eventi speciali, dalla mostra Karl Lagerfeld – Visions of Fashion a Palazzo Pitti, tributo alla carriera fotografica dello stilista tedesco, alla sfilata della P/E 2017 di Raf Simons, passando dal lancio della prima capsule di moda uomo di Fausto Puglisi. Numerosi inoltre gli happening collaterali, nelle vie del centro di Firenze, legati alle principali masion del lusso, da Cartier, che ha svelato il nuovo orologio maschile Drive a Palazzo Gondi, alla presentazione al museo Gucci del libro Epiphany, dedicato alla fashion house toscana, o ancora la mostra Tra arte e moda al Museo Ferragamo.
TRA MODA E PERFORMANCE
Diverse le percezioni degli espositori rispetto al successo della formula Pitti Uomo 90, oscillanti tra l’ottimismo legato alla creatività delle proposte, la buona capacità di fare scouting degli organizzatori e la mancanza di concretezza. “Le visite agli stand si traducono spesso in tag e non in ordini”: questo uno dei sentiment ricorrenti, per un salone che diventa uno status, un punto di osservazione dell’andamento del settore, ma che spesso non crea nuovi sbocchi al prodotto. Più uniforme la direzione delle tendenze, che però non sono più prettamente maschili, con proposte anche per donna che puntano su tessuti performanti o materie riciclate, sui servizi di personalizzazione e su un mix di formale e sportswear che rompe gli schemi rispetto ai contesti di utilizzo della moda. Geox, ad esempio, ha rafforzato il progetto green New Do, riducendo il numero di materiali utilizzati per la realizzazione di scarpe e capospalla, e puntando a un’innovazione sostenibile che interessi tutte le attività dell’azienda. Investimenti in ricerca anche per Herno, che ha presentato prodotti realizzati in Thermostretch, imbottitura per piumini in ovatta elastica, e uno studio realizzato con Eurojersey e RadiciGroup sulla sostenibilità su un capo moda. Significativo in questo senso anche il debutto in fiera di Isko, produttore di denim che fa capo alla divisione Sanko Tekstil del gruppo Sanko Holding, presente con The winner cellar – 7, un percorso alla scoperta del jeans del futuro. Anche l’ingredient brand ha approfittato del palcoscenico di Pitti per avvicinarsi alle esigenze del mercato e per illustrare il proprio contributo al settore in termini di innovazione. A Isko, che serve circa 2mila aziende, tra cui Diesel, Dolce&Gabbana, Gucci e Prada, fanno oggi capo oltre 30 brevetti internazionali e l’introduzione di fibre performanti, quali Isko Blue Skin, il primo denim in grado di garantire elasticità a 360 gradi, Isko Future Face, Turbotech e Isko Recall, una tecnologia per la filatura che permette ai tessuti un recupero molto veloce delle caratteristiche originarie a seguito delle diverse sollecitazioni.
di Giulia Sciola