I ricavi dei gruppi del lusso e della moda italiani sono cresciuti quasi a doppia cifra nello scorso esercizio. La classifica Pambianco relativa ai fatturati e alla redditività 2015 dei principali gruppi italiani della moda e del lusso vede al primo posto Luxottica, che ha sfiorato i 9 miliardi di euro. Seguono rispettivamente sul secondo e sul terzo gradino del podio, Gucci e Prada. C’è quindi stato un sorpasso tra i big italiani, visto che, nel 2014 e nel 2013 le posizioni tra Gucci e il gruppo Prada erano invertite.
Nel complesso, i ricavi del campione di 26 aziende analizzate sono cresciuti del 9,4%, passando da 36,679 miliardi del 2014 a 40,136. L’ebitda è stato del 19,2% in rapporto ai ricavi, in linea con il 2014. Quarto posto per Armani. Seguono Calzedonia, Otb (Diesel), Benetton, Ferragamo, Max Mara e Ovs. Nella seconda parte della classifica Bottega Veneta, Safilo, Ermenegildo Zegna, Dolce&Gabbana, Tod’s, Valentino, Moncler e Geox. Chiudono la lista Versace, Golden Lady, Brunello Cucinelli, Furla, Etro, Liu Jo, Pianoforte (marchi Yamamay e Carpisa) e Aeffe.
“Per il 2016 prevediamo una crescita media inferiore, intorno ai 3-4 punti percentuali, e una redditività che potrebbe calare di 1-2 punti – spiega Carlo Pambianco, fondatore della società di consulenza -. Ma il confronto con il campione straniero dimostra la solidità delle grandi aziende italiane: nel 2015 i principali gruppi europei e americani sono cresciuti del 10,5% e anche per loro nel 2016 gli aumenti di fatturato e utili saranno più che dimezzati”.
Il campione estero è guidato da Lvmh, che ha chiuso il 2015 a 35,664 miliardi (+16,4%) seguito da Inditex, H&M, Adidas, Gap, Vf, Swatch, Pvh (marchi Calvin Klein e Tommy Hilfiger), Ralph Lauren, Hermès, Puma, Tiffany, Hugo Boss, Mango, Pandora, Guess, Yves Saint Laurent e Jimmy Choo, che chiude la classifica con 431 milioni (+6,1 per cento). “Mediamente, anche escludendo i colossi francesi Lvmh e Kering, le aziende straniere sono più grandi. Però, in particolare negli Stati Uniti, presidiano la fascia media del mercato. Le italiane hanno invece un posizionamento molto chiaro e alto, e brand altrettanto forti. Per questo non credo ci saranno consolidamenti nel nostro Paese”, conclude Pambianco. L’ebitda dei gruppi stranieri è stato leggermente inferiore a quello degli italiani, con un indice sui ricavi passato dal 18,1% del 2014 al 18,3 per cento.