Una ripresa da tempo attesa, quella del comparto calzaturiero, che però non è arrivata nemmeno nei primi tre mesi del 2016. Il dato negativo è emerso ieri, durante l’assemblea annuale di Assocalzaturifici, l’associazione che riunisce le aziende italiane del settore. Nel corso della riunione, che si è tenuta al Museo Alfa Romeo di Arese, è stato tracciato lo stato di salute delle scarpe nel nostro Paese.
Le rilevazioni sui primi tre mesi dell’anno segnalano il calo degli acquisti di calzature delle famiglie italiane, con una ulteriore diminuzione dell’1,3% in quantità e del 3,7% in valore. Il fronte occupazionale, cha ha subito una frenata rispetto al lieve rimbalzo del 2015, è tornato ad essere allarmante. A fine marzo il numero di addetti risultava sostanzialmente invariato rispetto a dicembre (-0,1%), mentre altre 39 aziende avevano cessato l’attività e la cassa integrazione ha chiuso il trimestre con una crescita del 32%, a 3,5 milioni di ore autorizzate.
Nel bimestre gennaio-febbraio le esportazioni hanno mantenuto le posizioni, crescendo del 3,7% in valore. Ma debolezza economica e criticità finanziarie in diversi importanti mercati esteri continuano a penalizzare la domanda, soprattutto nella fascia di prodotto medio-alta e lusso. “Le attese per i prossimi mesi escludono miglioramenti significativi. Il portafoglio ordini dei primi quattro mesi è praticamente piatto, e le attese delle aziende raggiunte dall’ultima indagine congiunturale rapida propendono per stabilità/ribasso sia per il mercato domestico sia per i principali mercati esteri di sbocco”, ha detto Annarita Pilotti, presidente di Assocalzaturifici. In questo quadro, infine, l’associazione ha ribadito la difesa del ‘made in’ in tutte le sedi internazionali, a cominciare da Bruxelles, la volontà di integrare la filiera e avvicinare il calendario delle proprie fiere a quello delle sfilate e la contrarietà alle sanzioni in Russia.