Miglior trimestre da trent’anni per l’oro. Tra gennaio e marzo 2016 il metallo prezioso si è infatti apprezzato del 16%, il rialzo più forte dal 1986. Secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore, “il declino delle quotazioni aurifere del 2015 (-10,4%) è stato ormai più che cancellato, anche se il record storico di settembre 2011 (oltre 1.920 dollari l’oncia) è ancora molto lontano: il lingotto ieri scambiava poco sopra 1.230 dollari, dopo aver raggiunto l’11 marzo un picco di 1.282,51 dollari sul mercato spot londinese, il massimo da un anno”.
Il quotidiano italiano attribuisce, inoltre, un ruolo chiave, nel risollevare le sorti dell’oro, alla Federal Reserve, la banca centrale degli Stati Uniti: “Il suo approccio sempre più prudente, ribadito ancora questa settimana dalla presidente Janet Yellen, ha contribuito a rilanciare le quotazioni del metallo, così come in precedenza l’attesa di una stretta monetaria negli Usa era stato un potente fattore ribassista. II dollaro, che di solito è inversamente correlato all’oro, è ai minimi da cinque mesi rispetto a un paniere delle principali valute”.
Scettici rispetto alla corsa dell’oro, gli analisti di Gfms Thomson Reuters, che nel Gold Survey 2016, stimano una discesa dell’oro sotto 1.200 dollari nei prossimi mesi, “una volta che la turbolenza sui mercati inizierà a venire meno”, con la Fed che in modo graduale tornerà ad alzare i tassi.