Nel Canton Ticino l’anticipo di primavera non è arrivato. Anzi, l’aria che tira è piuttosto gelata. La zona tra Lugano e Chiasso che soltanto fino a qualche tempo fa era una sorta di Silicon Valley della moda, infatti, sembra aver perso attrattiva per le aziende del fashion. A suonare l’allarme è stato il caso Armani: il marchio pare intenda chiudere i battenti dello stabilimento di Mendrisio, la Swiss Branch, per tornare a Milano. E anche altre aziende, tra cui Hugo Boss e Prada, starebbero valutando di lasciare lo stesso territorio che per anni, invece, ha attirato le griffe, complici una serie di vantaggi, principalmente fiscali. Ma adesso, come emerge nell’articolo pubblicato sull’ultimo numero di Pambianco Magazine, qualcosa sembra essere cambiato, tanto che Marina Masoni, presidente di Ticinomoda parla addirittura di “svolta”. A pesare sui traslochi, soprattutto il cambio sfavorevole e la riforma fiscale. Il distretto elvetico della moda, nel quale negli anni sono arrivati parecchi marchi (tra cui, solo per citarne alcuni, Gucci, Versace, Prada, Ermenegildo Zegna e Vf), ad oggi impiega 6mila persone e assicura 90 milioni di gettito fiscale al Cantone. C’è già chi parla di ‘reshoring’ delle attività svizzere in Italia, e nello specifico in Lombardia. Quel che è certo, è che il sogno della Fashion Valley stia sfumando.