Sono stati dodici mesi all’insegna dell’assestamento per le griffe quotate. Una ‘normalità’ che caratterizzerà anche il 2016. Europa meglio di Usa e Asia.
Il 2015 non è stato un anno positivo per quanto riguarda l’andamento della moda e del lusso sulle Borse mondiali. In realtà, è stato un anno di assestamento: dopo le importanti crescite verificatesi negli anni precedenti, le griffe hanno subito un rallentamento che le ha riportate a una condizione di normalità.
Europa a due velocità
Considerando il valore dei titoli al 31 dicembre 2015 (e la variazione dal primo gennaio), il migliore in Europa è Adidas che ottiene una crescita del 59,3 per cento. Un incremento importante che poggia anche sulle aspettative relative all’esercizio appena iniziato: “Il 2016 sarà un anno d’oro per Adidas”, ha dichiarato il CEO Herbert Hainer. Medaglia d’argento è Ovs, gruppo di abbigliamento che si è quotato il 2 marzo 2015. Dopo dieci mesi di quotazione, vale il 56,6% in più. Il CEO Stefano Beraldo, durante il ventesimo convegno Pambianco, ha dichiarato: “Attraverso due private equity e la recente quotazione in Borsa siamo cresciuti, riuscendo a posizionarci non più solo come un’insegna, ma come un brand a tutti gli effetti”. Geox si aggiudica il terzo posto con una crescita pari al 51,1%, anche grazie all’utile netto triplicato nei primi nove mesi del 2015: nello stesso periodo del 2014 era pari a 4,5 milioni di euro, nel 2015 raggiunge quota 17,1 milioni.
All’altro estremo della classifica europea, al terzultimo posto c’è Italia Independent, la società che fa capo a Lapo Elkann, il cui core business resta l’occhialeria, e che nel 2015 ha ripiegato (-23,8%) calando vistosamente nella seconda parte dell’anno. In penultima posizione c’è Burberry che ha perso il 25,1 per cento. Chiude la classifica il gruppo Aeffe, cui fanno capo, tra gli altri, i marchi Alberta Ferretti e Moschino. Il calo, pari al 32%, potrebbe essere dovuto a una serie di investimenti realizzati per conferire maggiore visibilità ai brand del gruppo.
In generale, il multiplo enterprise value (Ev) su ebitda in Europa è pari a 15 (cioè, la Borsa riconosce un valore alla società quotata pari a 15 volte il suo margine operativo lordo). Sotto questo aspetto, si segnala il buon risultato di Mulberry che raggiunge un multiplo di 43, mentre per Safilo, Jimmy Choo e Hugo Boss si tratta di valori molto più bassi: il rapporto raggiunto è, rispettivamente, pari a 7, 8 e 9 volte.
GLI USA NON BRILLANO
In testa alla classifica statunitense c’è Limited Brands, gruppo cui fa capo, tra gli altri, il marchio Victoria’s Secret: sull’anno è cresciuto del 38,7 per cento. La medaglia d’argento va al colosso dello sportswear Nike che ha messo a segno una crescita pari al 32,9 per cento. Del resto, il marchio statunitense ha annunciato l’obiettivo di raggiungere un fatturato pari a 50 miliardi di dollari nel 2020, sostenuto dalle vendite dell’abbigliamento e degli accessori femminili: nei prossimi cinque anni, dovrebbero passare da 5,7 miliardi a 11 miliardi di dollari. Al terzo posto, si piazza Under Armour, gruppo americano di activewear con base a Baltimora, che ha messo a segno una crescita del 20,5 per cento. Under Armour, che quest’anno spegne la ventesima candelina, secondo Bloomberg Businessweek è tra le 50 aziende da tenere sott’occhio nel 2016.
La cosa che colpisce è che Limited Brands, Nike e Under Armour sono gli unici tre titoli presenti nella classifica statunitense ad aver messo a segno una performance positiva. Il panorama generale, infatti, è di calo. All’ultimo posto c’è Fossil: è il titolo che è calato di più, perdendo ben il 66,9 per cento. Penultimo è Pvh Corporation: il titolo ha perso il 65,9 per cento. Terzultima posizione, invece, per Kate Spade che sull’anno ha perso il 44,8 per cento. Il multiplo Ev/ebitda negli Stati Uniti è pari a 12. Si segnala il buon risultato di Under Armour e Vf Corporation i cui rapporti sono, rispettivamente, pari a 37 e 27. I titoli che hanno ottenuto i rapporti più bassi sono Fossil per il quale il multiplo scende a 4, Michael Kors e Gap, entrambi con rapporto pari a 5.
ASIA, CALI SEMPRE PIÙ IMPORTANTI
Panorama ancora più negativo per l’Asia, su cui pesa la crisi cinese: Samsonite è l’unico titolo a mettere a segno una performance positiva, con una crescita minima del 3,2 per cento. Seguono Fast Retailing (-3,2%), Esprit (-7,6%) e Li & Fung (-23,3%). Prada è l’ultimo in classifica con una perdita del 45 per cento. Del resto, i primi nove mesi del gruppo sono stati poco brillanti. Ha registrato un miglioramento del fatturato a cambi correnti (+1,2%) a 2,58 miliardi di euro, ma senza il ruolo positivo delle valute il giro d’affari è sceso del 7 per cento. In forte calo l’utile netto che è sceso del 26,4% a 235 milioni di euro a causa del “mancato sviluppo dei volumi delle vendite, a fronte degli accresciuti costi commerciali connessi all’espansione della rete retail”, come ha spiegato il gruppo in una nota a margine della diffusione dei dati. Per Prada, il 2016 dovrebbe essere l’anno della ristrutturazione: sarebbe al vaglio l’ipotesi di inserire la figura del direttore generale, ruolo che rappresenta una novità per l’azienda. Il multiplo Ev su Ebitda in Asia è pari a 13. Fast Retailing ha raggiunto un rapporto pari a 19, mentre per Prada è stato pari a 9.
PREVISIONI
Il 2016, secondo quanto previsto dagli analisti, sarà l’anno del ‘new normal’. L’anno appena iniziato sarà caratterizzato da crescite più contenute e mercati piatti. L’attenzione sarà focalizzata sui tassi di cambio e sulle politiche di pricing che le aziende metteranno in atto nei diversi mercati. Non solo: l’evoluzione della situazione geopolitica mondiale potrebbe influenzare molto le performance della moda, soprattutto per quanto riguarda la Russia e la Cina, mercati chiave per il lusso.
di Letizia Redaelli e Alessio Candi