Non sono positive le ultime condizioni dettate al gruppo Binda sul piano di salvataggio messo a punto dagli advisor Pwc e studio Lombardi Molinari Segni. Le banche hanno dato lo stop al gruppo orologiero, proprietario tra gli altri dei brand Breil, Wyler Genéve e Vetta, a causa del ritardo nel rimborso dei debiti.
Secondo quanto riportato dal quotidiano Il Messaggero, le banche coinvolte nel prestito (Unicredit, Intesa Sanpaolo, Pop Vicenza, CreVal, Mps, Bpm e Bnl), esposte per un residuo di 22 milioni di euro, si sarebbero rese disponibili a concederne un massimo di 20 di circolante a condizione che non vengano utilizzati per la controllata americana Genéve Watch, causa delle difficoltà finanziarie. Un no secco, invece, è arrivato dal ceto bancario alla richiesta di ulteriori 10 milioni a medio-lungo termine che invece dovranno essere versati dai soci sotto forma di aumento di capitale.
L’azienda, però, sempre secondo il quotidiano, non sembra essere in grado di affrontare ulteriori sacrifici. L’unica via, dunque, sarà il concordato in bianco, per un’azienda che la proprietà ha cercato negli anni di rilanciare, investendo dal 2009 a oggi già 65 milioni di equity, al fine di ridurre l’esposizione delle banche che sei anni fa era di 90 milioni di euro.