James Goldstein è un uomo in prima fila. Il multimilionario americano senza età (neppure la sua pagina Wikipedia osa azzardarne l’anno di nascita) segue con la stessa passione le fashion week e le partite dei Los Angeles Lakers, sempre in front row. Voleva essere un giocatore di basket. Adesso fa lo stilista. Alla moda e allo sport affianca una spiccata passione per l’architettura, da grande ammiratore di Frank Lloyd Wright ha chiesto al suo allievo John Lautner di progettare la Sheats Goldstein Residence a Los Angeles set della pellicola cult The Big Lebowski dei fratelli Coen. Non è difficile notare James: giacca di pelle, jeans slim fit, foulard al collo, stivali e cappello da cowboy sono il suo look d’ordinanza, 365 giorni l’anno. A Milano, nel suo showroom, tra un appuntamento e l’altro, si racconta per presentare la terza collezione della sua omonima linea di abbigliamento high luxury. Mentre risponde, circondato da pellicce di volpe, pantaloni in rettile, abiti coperti da borchie, catene e spille da balia, James è particolarmente fiero del suo look. Indossa una giacca di razza (pesce cartilagineo) unica nel suo genere, realizzata appositamente per lui da alcuni artigiani italiani. Come in tutto ciò che caratterizza il suo stile di vita, nulla è lasciato al caso. Da esteta navigato, Goldstein sa a chi rivolgersi affinché i suoi desideri diventino realtà.
Da cosa nasce questa passione per la moda?
Quando ero bambino non avevo la possibilità di conoscere la moda. Sono scresciuto a Milwaukee, Wisconsin, e volevo sempre indossare capi che i miei compagni di classe non avrebbero mai considerato. Già da piccolo evitavo l’omologazione cercando di distinguermi dalla massa. Non ho potuto studiare moda, ma credo che l’architettura di Frank Lloyd Wright abbia influenzato il mio senso estetico. Oggi amo ospitare fashion designer, stylist, fotografi e modelle nella mia villa dove si scattano almeno un paio di servizi fotografici alla settimana e che ho da poco prestato a Rihanna per la sua festa di compleanno. Essere pagato è solo un bonus, avrei pagato io per assistere ad alcuni shooting!
E lo sport? Cosa rappresenta?
Da bambino volevo eccellere in tutto, dallo studio all’attività fisica, per un periodo ho anche provato la recitazione. Ma sognavo di diventare un giocatore di basket di successo, un campione d’America. Mi avevano detto che l’America era il posto più grande del mondo, che gli altri Paesi erano inferiori ed ero fortunato a nascere lì.
Lo pensa ancora?
A 22 anni sono stato in Europa per la prima volta insieme a mio padre (proprietario di department store, ndr), quel viaggio ha cambiato completamente la mia vita. Ho compreso che visitando il mondo si possono imparare tante cose. Dopo aver visto Londra, Parigi, Venezia e Roma capii che in fondo gli Stati Uniti non sono poi così speciali.
E l’Italia? Pensa sia un Paese speciale?
L’Italia è il massimo per workmanship e fine fabrics. Apprezzo il trattamento della pelletteria, ho sempre ammirato i fashion designer italiani come il design in generale, dall’arredamento alla moda. Io non mangio pasta, ma frequento molto i ristoranti italiani perché mi piace come sono arredati, e il personale è sempre gentile, accogliente.
I suoi stilisti preferiti?
Negli anni 80 ero un grande ammiratore di Gianni Versace, non dimenticherò mai la prima volta che feci shopping nel suo monomarca milanese, stupendo! Oggi sono amico di Roberto Cavalli che seguo sin da quando produceva solo abbigliamento femminile, ed ero già un suo cliente. Non manco mai alle sue sfilate ed è il mio marchio preferito insieme a Balmain.
Segue anche la moda americana?
No, non mi interessano le label americane. Tom Ford è un mio amico e quando disegnava per Gucci acquistavo i suoi abiti, ma adesso non più, troppo formali per me.
Lei sa di avere un look molto riconoscibile. Come lo elabora?
Ho indossato abiti vistosi per tutta la vita, ma vengo notato soprattutto da quando porto i miei cappelli. È difficile trovarne nei negozi quindi ho contattato un’azienda specializzata a Los Angeles che li realizza su misura. Quando acquisto un abito non tralascio mai gli accessori, cappello e foulard personalizzano il mio look rendendolo unico.
Si sente una star della moda?
Mi piace l’estetica rock, ma in realtà preferisco la musica dance, tecno e house. Giorni fa ero a una festa con Beyoncé, Jay Z e Mick Jagger, ma la vera rock star sembravo io!
Come pensa di espandere la linea di abbigliamento James Goldstein Rock’n Chic?
Non è semplice lanciare un nuovo brand, ma voglio aprire dei monomarca in Europa e magari provare ad espandermi negli Usa.