Star con gli occhi a mandorla. Non è certo cosa nuova che durante le settimane della moda dedicate alle collezioni maschili fuori dalle location dei defilé si appostino per ore gruppi di ragazze per fotografare il proprio beniamino, atteso nel front row dello stilista di turno. È meno consueto, invece, imbattersi in piccole comitive rigorosamente dai tratti orientali, perlomeno a Milano. Eppure, durante la fashion week all’ombra della Madonnina, fuori da più di un fashion show sembrava di essere nel quartiere cinese all’ora di punta. Qui, il delirio isterico delle piccole fan, ma anche l’affanno di giornalisti, cameramen e fotografi, esplodeva ogni volta che compariva una star orientale.
Il primo giorno, per esempio, ha rappresentato quasi una eccezione il centinaio di adolescenti italiane appostato fuori dalla sede di Hogan, in attesa del biondissimo e britannico Jamie Campbell Bower, uno dei vampiri della saga ‘Twilight’. A partire dalla sera, infatti, è iniziato il carosello di esaltazione per i divi dell’est. Davanti alla sede della Medusa, per esempio, mentre Donatella Versace si preparava a presentare una collezione senza i soliti eccessi, a esagerare ci ha pensato un gruppetto di ragazzine asiatiche in attesa del cantante e attore cinese Li Yi Feng. Risultato: la star con gli occhi a mandorla è stata letteralmente sommersa da una marea di smartphone. Lo stesso artista si è rifatto vivo nei due giorni successivi anche da Moncler Gamme Bleu e da Gucci. Ospite della doppia G c’erano anche l’attore cinese Zhu Yawen e il collega di Taiwan Joseph Chang.
Le stesse scene di delirio si sono ripetute da Emporio Armani, dove ad applaudire la seconda linea del creativo c’era il modello taiwanese Ethan Juan. Fendi ha invece raddoppiato con Li Chen e Yu Xiaotong.
L’abbondanza di ospiti da questa parte del mondo è il segno non solo di come stiano cambiando i costumi a Occidente, ma anche di quanto peso abbia oggi questa area geografica sul mercato della moda mondiale.
Dall’altra parte, però, questa nuova tendenza potrebbe rappresentare una bella gatta da pelare per alcune categorie.È il caso dei (poveri) fotografi, che faticano a riconoscere star pressocché mai viste prima, oppure dei giornalisti e degli uffici stampa, che due volte su tre rischiano di sbagliare a scrivere il complicato nome (sono tutti uguali!) dell’ospite del giorno.