A chiusura della terza giornata di Pitti Uomo, in corso anche oggi a Firenze, si tirano le prime somme. I dati registrati sull’affluenza mostrano prospettive incoraggianti: +20% dei compratori italiani e +13% per i buyer internazionali. In totale, i compratori dovrebbero raggiungere quota 24mila, +18% rispetto alla precedente edizione invernale.
“Un clima fantastico, e non solo in termini meteorologici – ha dichiarato Raffaello Napoleone, amministratore delegato di Pitti Immagine –. Un’edizione incoraggiante, un’ottima partenza di stagione che porta con sé grande fiducia e ottimismo: non possono essere che questi gli aggettivi e i toni con cui impostare un primo bilancio di questa edizione. Una crescita nelle presenze che non riguarda solo il fronte estero, ma anche, e aggiungo con grande vigore, il nostro Paese, e questo non può che farci che piacere. Senza dubbio il record iniziale di aziende partecipanti a questa edizione (quasi 1.200 in totale, sommando anche le aziende di Pitti W) è stata la premessa per il record di affluenza di compratori che ci aspettiamo”.
Certo, ha influito in maniera positiva anche la débâcle della fiera concorrente Bread & Butter.
Guardando alle previsioni sui mercati esteri, sempre in testa i buyer in arrivo dal Giappone (+5%), provenienza seguita dalla Germania (quasi +20%), e crescita a doppia cifra per quasi tutti i Paesi europei (Gran Bretagna, Olanda, Grecia, Spagna). La Francia, ormai da qualche stagione il primo mercato di riferimento per il menswear italiano, dovrebbe registrare addirittura un +30 per cento. Aumenti del 30-40% da tutti i Paesi del Nord Europa (Svezia, Danimarca, Norvegia, Finlandia): dati che, se considerati assieme al mercato tedesco, esprimono in modo chiaro quanto per una precisa area geopolitica Pitti Uomo sia sempre di più punto di riferimento indiscusso. Sul versante extra-europeo, la Cina mette a segno un +30%, gli Stati Uninti registrano un + 6% (incremento che assume un peso ancora maggiore considerando la qualità dei buyer d’oltreoceano, rappresentati di grandi department store e gruppi del retail di grande portata); ottime performance per tutto il Medio Oriente, per Canada, Messico, India, Sud Africa, Singapore, Taiwan e Tailandia. Gli unici cali, già ampiamente prevedibili, per i buyer provenienti da Russia (-25%) e da Ucraina (-20%).