Tutto ri-sistemato nel risiko delle location in Galleria Vittorio Emanuele a Milano. Il Comune, infatti, ha vinto il ricorso in Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar dell’estate scorsa, decisione che aveva messo in discussione gli ultimi subentri nelle vetrine nel cuore della città. Il Tribunale amministrativo regionale aveva bocciato la delibera numero 1497 della Giunta del sindaco Giuliano Pisapia che, nel 2012, aveva introdotto nuove linee di indirizzo, consentendo, di fatto, il subentro in corso di diverse griffe ai precedenti locatari prima della scadenza del contratto, e, quindi, senza una gara per la ri-assegnazione degli spazi. Palazzo Marino concedeva il subentro chiedendo come compensazione un raddoppio dei canoni d’affitto. Il Tar aveva ritenuto che la disciplina “da un lato svilisce per esigenze di cassa l’interesse della tutela della concorrenza e dall’altro fissa arbitrariamente un corrispettivo di concessione del tutto svincolato da analisi di mercato e dal risultato economico” che l’amministrazione potrebbe conseguire attraverso l’attivazione di una procedura a bando pubblico.
Il Consiglio di Stato, in quanto organo d’appello per il diritto amministrativo, ha ribaltato la sentenza regionale, spiegando, si legge sul Corriere, che la delibera della giunta dl 2012 “prevede un meccanismo che ha tenuto conto non solo delle realtà del mercato e delle esigenze delle imprese, ma anche degli interessi pubblici, e in particolare dell’esigenza dell’amministrazione di ottenere anch’essa un vantaggio economico, in conseguenza dell’affare concluso dalle parti private”. Sul punto critico del bando, ha precisato il Consiglio, le nuove regole “non hanno né soppresso né limitato l’obbligo di indire periodicamente la gara per la scelta del concessionario”.
Vengono in questo modo ‘sanati’ (ossia viene cancellato il pericolo di contratti da rivedere) gli accordi che hanno di recente portato in Galleria griffe come Versace, Prada e Armani.