Che cosa ci fanno a cena insieme il genio della risata e il maestro delle due ruote? Per capire bene la storia bisogna tornare indietro nel tempo, al 1978, quando Dario Pegoretti, l’artigiano veneto famoso nel mondo per i suoi telai per biciclette, iniziò per caso un lavoro a Verona, dove si era trasferito per studiare dalla città natale, Trento. “Volevo diventare un insegnante di educazione fisica – racconta Pegoretti a MoodMagazine – poi però una persona che aveva un laboratorio di biciclette mi ha chiesto se potevo dargli una mano. Per me, che all’epoca avevo solo bisogno di qualche soldo per mantenermi, doveva essere un impiego temporaneo, anche perché, per la verità, all’epoca correvo sulle bici, ma non avevo grande interesse nella meccanica. Dopo un anno, però, ero talmente coinvolto che ho continuato”. Nel 1991, Pegoretti si è messo in proprio con la sua prima officina, nella stessa città, e nel ’97 ha fondato l’etichetta a suo nome, che nello stesso anno è arrivata negli Stati Uniti. “Da qui è partito tutto – spiega Pegoretti – e sull’onda della risposta giunta da Oltreoceano sono arrivato in Europa e nel Sud est asiatico”.
È stato allora che Robin Williams, l’attore comico americano trovato impiccato nella sua casa in California, lo scorso agosto, si innamorò delle biciclette di Dario. L’incontro tra l’artigiano e l’eterno Peter Pan che ha fatto ridere il mondo intero, premio Oscar e protagonista di film quali Good Morning Vietnam, L’attimo fuggente, Mrs Doubtfire e, appunto, Peter Pan, è stato “una volta durante una fiera di biciclette – racconta Pegoretti – io creatore di telai tecnici e lui appassionato delle due ruote. Poi, qualche tempo dopo, mi sono ammalato, lui è venuto a saperlo e mi ha chiamato”. Così, durante un viaggio di cura in America, nel 2007, i due si sono trovati una sera seduti allo stesso tavolo.
‘’Non posso dire che fosse un mio amico – racconta Pegoretti – ma con lui ho fatto una cena surreale a Portland, in cui mi è sembrato di essere su un palcoscenico, perché Robin era simpatico anche fuori dal set, alla mano, umano e di un talento innato. Dopo quella volta, non ci siamo più visti, ma il ricordo della serata è sempre rimasto nitido nella mia memoria”.
Il ciclista di Trento, però, non si è mai montato la testa, neanche dopo quell’episodio, nonostante le sue biciclette siano conosciute in tutto il mondo e considerate da molti, soprattutto all’estero, vere opere d’arte. “Non credo che questo mestiere mi abbia cambiato – conferma il telaista – resto lo zotico di sempre. In fondo, il mio rimane pur sempre un mestiere artigiano, una piccola realtà di quattro persone che lavorano in uno stabilimento nella Valsugana”.
In questo spazio, nascono i telai del maestro delle saldature, prodotti di nicchia che costano dai 2.500 ai 3.500 euro, mentre una bici finita va dai 5.500 fino a 10mila euro. Anche se i prezzi sono d’alta gamma, i clienti non sono ricchi emiri che comprano un modello per farne un bell’oggetto da esibire in sala riunioni, ma sono tutti “sportivi e appassionati, che nel 90% dei casi la bici la usano eccome”, assicura l’artigiano.
Pegoretti non ha un negozio a suo nome, e non ha neanche intenzione di aprirlo (“non ne avrei il tempo”, dice) ma vende tramite distributori, oltre ad avere un 20% circa di clienti diretti. Dal 2012, il telaista della Valsugana ha fatto una scelta precisa (che campeggia anche sulla homepage del suo sito web): non vende più in Italia, “perché è un Paese difficile – spiega – sia quando si ha a che fare con i negozi sia con i privati. È una questione di cultura, in altri Paesi c’è un maggior rispetto per gli artigiani”.