Cala l’export di calzature verso i mercati della Comunità Stati Indipendenti (Csi). Secondo i dati Istat elaborati da Assocalzaturifici, nel primo semestre 2014 le esportazioni verso i Paesi dell’Est sono scese del 20% circa in valore, passando da 400 a 321 milioni di euro e del 17,7% in quantità (da 5,6 a 4,6 milioni di paia) rispetto allo stesso periodo del 2013. Dopo un quadriennio di crescita, a causa della grave crisi politica tra Russia e Ucraina, si assiste a un profondo ridimensionamento degli ordini di scarpe made in Italy: nel dettaglio, in valore, la Russia è scesa del 21,7%, seguita da Ucraina (-18,3%) e Kazakistan (-10,2 per cento).
A fine 2013, la Russia era il nostro quinto mercato di destinazione in valore, e il settimo in volume. Ucraina e Kazakistan, gli altri due principali acquirenti dell’area, occupavano il sedicesimo e il ventisettesimo posto nella graduatoria valore. Il peso dell’intera Csi sulle vendite estere di calzature italiane superava il 10% in valore; nel 2000 tale quota era ferma al 3,7 per cento. L’incremento in valore, dal 2000 al 2013, è stato, al netto dell’inflazione, del 152 per cento. In termini di volume, del 74 per cento. Una crescita prolungata – interrottasi bruscamente nel 2009 per gli effetti della crisi economica mondiale – che aveva ripreso vigore nel 2010 giungendo, nel 2013, al pieno recupero dei livelli 2008. Poi la nuova caduta.