Forse ancora nessuno è caduto nel fiume mentre si specchiava nella fotocamera dello smartphone, alla stregua di un moderno Narciso, ma in molti potrebbero esserci andati vicino.
Il genere fotografico del momento non ha risparmiato volti noti e personalità planetarie: da Papa Francesco a Barack Obama, dai divi italiani alle star internazionali passando per Bill Gates insieme al suo omonimo Clinton, in molti non sono riusciti a resistere al fascino dell’autoscatto o meglio, secondo la definizione dell’Oxford Dictionaries, della “fotografia fatta a se stessi, solitamente scattata con uno smartphone o una webcam e poi condivisa sui social network”.
Da qualche tempo, poi, alcuni ne hanno intravisto il potenziale commerciale.
L’industria del fashion è stata quella più toccata dalla rivoluzione ‘selfie’: la moda si presta all’esibizione, alla spontaneità di un’immagine e in molti hanno riscontrato come un selfie piazzato a dovere sia molto più efficace rispetto a una pubblicità o a un’azione di marketing.
Il genere, c’è da dire, non nasce oggi, ma soltanto da poco tempo è venuto alla ribalta, grazie ai media (che non perdono occasione di utilizzare il termine, anche quando si tratta di una semplice fotografia) e, probabilmente, anche grazie alle tendenze egocentriche della nostra società. Tanto che a novembre, sempre l’Oxford Dictionaries l’ha decretata parola dell’anno – complice il fatto che, secondo i redattori dell’istituto, l’utilizzo della parola in lingua inglese è incrementato del 17mila% nell’ultimo anno – grazie alla sua capacità di “diventare mainstream a partire da un utilizzo iniziato dai social media”.
Dopo essere entrata di diritto nel vocabolario dei giovani e dei meno giovani di tutto il mondo, il selfie è ritornato a spadroneggiare su internet, dove è nato, grazie anche alle idee di marketing e autoaffermazione che l’autoscatto è in grado di promuovere. Difatti, il narcisismo non è solo il carburante di ragazzine smaniose di ‘like’ o di popstar megalomani, ma anche delle aziende che ne hanno capito tutto il potenziale commerciale.
L’agenzia di modelle Next ha lanciato un concorso in cui la vincitrice sarà scelta sulla base del selfie che avrà inviato. Neanche Vogue ha resistito alla sua chiamata, chiedendo alle lettrici di scattarsene uno per il lancio dell’edizione dello scorso settembre: a dare il via alla catena di autoscatti è stata nientemeno che Anna Wintour (anche lei, però, ha soprasseduto alla regola dell’”auto”).
A seguire, la bomba del selfie è stata innescata ed è esplosa in tutta la sua potenza: H&M l’ha reso ‘green’ per promuovere la produzione di abiti ecosostenibili, Marc Jacobs l’ha usato per fare il casting sui social network per la prossima campagna stampa, Karl Lagerfeld l’ha addirittura fatto entrare in camerino mettendo a disposizione dei clienti dei mini iPad per scattarsi foto mentre provano i vestiti. E agli ultimi Oscar, più che agli attori il premio è andato a Samsung , che per 18 milioni di dollari si è aggiudicato il selfie più famoso della storia di Twitter, con quasi 3 milioni e 400mila re-tweet.
Quella twittata da Ellen DeGeneres durante la Notte degli Oscar è diventata una foto leggendaria: non solo perché ritrae attori del calibro di Bradley Cooper, Brad Pitt e Jannifer Lawrence intenti a ‘giocare’ con il cellulare come sono soliti fare i comuni mortali, quanto per l’accordo che si è celato dietro lo scatto. Il selfie, infatti, faceva parte degli accordi di sponsorizzazione dell’evento fra la ABC e il colosso coreano. Nel selfie, naturalmente, il telefono non è visibile, ma lo è nelle varie fotografie e riprese della scena, che hanno avuto un successo quasi pari all’originale.
Un capolavoro di product placement, cui non tarderanno ad aggiungersene altri: all’industria della moda serviranno soltanto un braccio teso, una faccia e un po’ di fantasia. Oltre a un ego decisamente ingombrante.