Il termine ‘eco’ fa cool. O, più che altro, fa notizia. Nella realtà, infatti, quale sia la tendenza rimane un’incognita, visto che non accenna a stemperarsi il confronto tra gli stilisti che dichiarano di abbracciare strategie animaliste e i convinti della pelliccia.
Da alcuni anni a questa parte aumentano a vista d’occhio (o di news) i marchi che aderiscono al Fur Free Retailer Program, sottoscrivendo l’impegno a non utilizzare più alcun tipo di pelliccia animale. Uno degli ultimi nomi Inditex, il gruppo che ha in portafoglio, tra gli altri, Zara, Bershka, Oysho.
A dire ‘bye bye’ al fur coat, e non solo, anche Elisabetta Franchi. La stilista di origini emiliane, infatti, spalanca le porte della sua azienda ai pet dei dipendenti, ma sulle sue passerelle, per gli animali, vige il divieto “io non posso entrare” o meglio “sfilare”. Animalista convinta, con in casa più cani che figli (4 contro 2), dopo aver saputo a quali sofferenze sono sottoposte le oche durante la spennatura, ha detto no al piumino e ha annullato tutti gli ordini di piume già commissionati per la Milano Moda Donna di settembre. Dalle sue collezioni scomparirà anche la lana d’angora.
Non si sottrae alla sensibilità animalista l’eclettica maison di Vivienne Westwood. La stravagante designer britannica che per la p/e 2015 ha portato in passerella a giugno echi western riscritti in chiave 2.0, ha posto sullo sfondo dei suoi cowboy un messaggio politico ecologista contro gli allevamenti industriali, a sostegno dell’associazione Pigpledge che tutela i suini.
E c’è chi poi del rispetto per gli animali ha fatto uno stile di vita oltre che di lavoro. Elio Fiorucci, vegetariano ormai da anni, ama sottolineare che non sono pochi i materiali validi sostituti della pelle. A chi gli dice che è in forma, il creativo dall’imprinting contadino (a lui piace definirsi così) che lo scorso 10 giugno ha compiuto 79 anni, risponde: “Ho smesso di mangiare i miei fratelli”.
Ma il fashion non sempre è fur free. Favorevoli e contrari, appunto, si danno battaglia da anni. E coinvolge stilisti e opinione pubblica.
Se designer come Stella McCartney e Calvin Klein sono stati tra i primi a rifiutare senza remore la pelliccia, ce ne sono altri totalmente devoti che non accennano a rinunciare al cappotto peloso. In testa, Roberto Cavalli, il “re” della pelliccia. E perché no, a seguire, Prada che va oltre i contesti e le stagioni: al 2011 risale il debutto nella collezione p/e della stola in volpe dai colori sgargianti.
E come negare il fascino di Marylin Monroe avvolta in volpe bianca ed Elizabeth Taylor, la la Gatta dagli occhi viola vestita dei più svariati animali e non a caso protagonista di “Venere in Visone”,
Ma la pelliccia non è solo donna. E lo scontro di ‘ideologie’ coinvolge anche le star della musica. Se da un lato c’è Mr Happy, il musicista Pharrel Williams che lo scorso agosto durante la fashion week di Berlino ha debuttato con il marchio green Bionic, nel rispetto dell’oceano e dei suoi ‘abitanti’, dall’altro non sono pochi i rapper che amano far sfoggio di pelle d’animale. Ostentata mascolinità o sconfinata esagerazione? Sobrietà non di certo. Basti pensare al cantante statunitense 50 Cent pavoneggiarsi nel video di Candy Shop con un cincillà da fare invidia a molte, e a molti, o a Mick Jagger. Al 50esimo dei Rolling Stones, L’Wren Scott lo aveva trasformato in un gorilla, con un capo in pelo disegnato apposta per lui.