Uno spaghetto a spessore differente per trasmettere diverse consistenze al palato. Sfoglie di pasta con disegni ad libitum. Forme evolutive di penne, pennette e fusilli a portata di forchetta. Il tutto, comunque, in perfetta coerenza con il design dei tempi. Questo scenario che spinge al futuro la più radicata delle tradizioni italiane, la pasta, è il risultato di una ricetta molto particolare: prendete 7 tra i migliori designer italiani affermati o emergenti; aggiungete processi di fabbricazione digitale e analogica; sistemate quanto ottenuto in ambiente di autoproduzione; lasciate amalgamare affinché affiorino le giuste consistenze culturali, a tenuta sperimentale. Le risultanti del processo possono essere apprezzate con gusto. E con una buona dose di ironia, a piacere.
La ricetta sopradescritta è il contenuto confezionato dalla mostra ‘Mondopasta’ appena conclusa alla Maker Faire a Parigi. Al suo interno, sono state presentate le sperimentazioni di Massimiliano Adami e Francesco Tarantino; di Francesco Bombardi e Marcello Ligabue; di Brian Sironi e Giulia Tacchini; di Francesca Lanzavecchia e Hunn Wai; di Claudio Larcher; di Alessandro Stabile; e del fablab Tecnificio. Alcuni dei progetti sono stati realizzati grazie alla collaborazione della piattaforma digitale Slow/d, processo di networking ed ecommerce che realizza design a chilometro zero presso una rete artigiana nazionale. Il tutto orchestrato sotto l’attenta e sensibile curatela di Stefano Maffei che, oltre a essere docente e critico di design, è anche appassionato di temi legati al food. “Mondopasta – ha spiegato – vuole dire basta alla tradizione vista come conservazione. Un calcio alla parola crisi attraverso una visione contemporanea su questo caposaldo dell’identità italiana che integra allo stesso tempo memoria e ricerca. Vogliamo costruire nuovi concept che usino ironia, sapienza e gusto per trasformare la pasta in una nuova esperienza di processo, di prodotto e di senso”.
Tra i progetti c’è la classicissima macchina per la pasta Imperia, hackerata da Adami in Stracottoaldente, che valuta l’ipotesi di uno spaghetto in cui si alternano spessori differenti per ottenere, a seguito di una cottura standard, gradi di cottura diversi che sollecitino al massimo la percezione tattile del gusto. Oppure Uncut di Lanzavecchia e Wai, che con una stampante 3Drag hackerata stampano uno spaghetto senza soluzione di continuità. O ancora la Lasagna Tattoo, ovvero una pistola tattoo che disegna con inchiostro di seppia su foglio di pasta.
Ma come ha fatto Mondopasta ad arrivare a Parigi? Da una parte c’era la mostra, che è stata presentata durante il Fuori Salone di Milano ad aprile 2014, presso gli spazi della galleria indipendente Subalterno1 a Lambrate. Dall’altra, la Maker Faire, che è la fiera fulcro delle startup digitali e del mondo maker e che, dopo le prime tappe a Roma, da quest’anno parte alla conquista dell’Europa. Sono proprio i promotori di Maker Faire Roma, nel muovere i primi passi oltralpe, ad aver proposto e scelto di ospitare la mostra Mondopasta, così iconicamente, fieramente italiana. Mondopasta si è aggiudicata oltretutto due ‘Maker of Merit’, premio associato alle sperimentazioni e ai progetti più meritevoli.