Lo stile maschile a Pitti Uomo ha mille volti e mille espressioni, che hanno in comune un elemento. La contaminazione. Il maschio contemporaneo non rinuncia all’eleganza da gran soiree neanche alla luce del sole. Nasce così l’invenzione, da parte del gruppo Lubiam, dello smoking da giorno, con fantasie tipo il tartan scozzese e innovazioni, come nella giacca L.B.M. 1911 per la prima volta tinta in capo. In spiaggia e per le strade dei suoi luoghi di ‘villeggiatura’, poi, guai a indossare le ‘volgari’ flip flop in plastica. Largo piuttosto alle espadrillas-mocassino, meglio ancora se, come quelle di Manebì by Rubinacci, sono personalizzate con le stampe di un’antica maison della tradizione sartoriale napoletana. E, per ripararsi dal vento o dagli acquazzoni estivi niente giacconi, ma piumini-cardigan tecnici e leggerissimi, come il modello firmato Herno.
Contaminazione s’intende anche tra ambiti diversi, ad esempio tra la moda e il food. Per una volta, però, non è stato il masterchef di turno il protagonista tra gli stand, ma fusilli, pennette e spaghetti al pomodoro, che campeggiano sulle camicie, la maglieria e gli accessori del giovane marchio emergente An Italian Theory.
Il mix avviene poi tra epoche diverse dello stile italiano, per esempio gli anni Sessanta e Settanta ripresi sui coloratissimi costumi da bagno e le camicie di Mitchumm, storico marchio fondato a Los Angeles e made in Como.
Tra farfalle (di pasta) e palme tropicali, l’autoironia è tutto – si spera – per il moderno arbitro d’eleganza. Che è anche sempre più attento ai dettagli, meglio ancora se seminascosti all’interno dei capi, lontano – più o meno – da occhi indiscreti. Giocano con gli interni in fantasia i funzionalissimi gilet del nuovo marchio Letasca, un nome una garanzia. Spopola, infine, la cravatta ‘a effetto double’, come quella del cravattificio milanese Gierre. Il vezzo qui, è la fantasia diversa sul retro che fa capolino e si abbina al colore esterno.
E così lo stile, di volti, ne ha due alla volta.