Il made in China si fa etico. Il tema ‘green’ resta un punto di domanda per le griffe italiane, inizia a ritagliarsi connotati strategici per i gruppi nordeuropei e nordamericani, ma, a sorpresa, sembra mettere la freccia oltre la Grande muraglia. A dimostrarlo c’è la nascita, negli ultimi anni, di marchi cinesi impegnati in questo senso, oltre che la recente ondata di nuovi di prodotti e iniziative in arrivo sul mercato.
Di questo fenomeno, appunto, si stanno accorgendo le testate locali. Secondo Red Luxury, per esempio, i gesti eco-consapevoli sono ormai considerati buona pratica di business e per questo si prevede che molte griffe annunceranno presto le proprie iniziative nel campo.
Il brand di moda di Shanghai Icicle è uno primi (dal 1997) ad aver intrapreso questo percorso, sostituendo, per esempio, le confezioni di carta, che spesso e volentieri vengono gettate via, con una borsa in cotone. “Così – racconta a China Daily il fondatore Ye Shouzeng – i clienti la potranno riutilizzare per conservare indumenti intimi, cancelleria o qualcos’altro “. Poi c’è la scelta dei materiali, tutti naturali, come cotone, lino, canapa, seta e lana. Anche i più piccoli dettagli sono curati in questo senso, dai tessuti alle chiusure, realizzate anche con le conchiglie, fino al logo del marchio, per il quale Icicle utilizza fibra di mais anziché la plastica.
Oltre ai suoi 100 negozi sul territorio cinese, Icicle ha recentemente aperto una boutique a Parigi. Il francese Benedicte Laloux, oggi responsabile della linea Icicle Parigi, ha scelto di lavorare per il marchio cinese dopo le esperienze presso Celine, Lanvin e Chloe perché, come si legge su ChinaDaily, corrisponde la sua “idea di moda: comoda, indossabile e soprattutto naturale”.
Se la filosofia cinese, ed è lo stesso Icicle a ricordarlo nel suo company profile, ritiene che la “natura crei la vita” e che poi “restituisca ciò che le viene dato”, non è un caso che anche altri marchi abbiano scelto di seguire i dettami di questo pensiero, trasformandolo in un business.
Tra i più noti in Cina si possono nominare NuoMi, che usa cotone organico, seta grezza, yak, soia, lino, lana e bambù, e Finch, il marchio lanciato nel giugno 2010 da due designer di New York e New Delhi che, per esempio, realizza mantelle da pioggia, abiti o costumi da bagno con bottiglie di plastica riciclate. Altri esempi positivi sono Wobabybasics, specializzato in abbigliamento per bambini, Snoozer Loser, un marchio che utilizza tessuti vintage e materiali organici, tutto tinto a mano con pigmenti naturali, e Ultra 10, nata nel 2009 come un blog sui temi sostenibili e diventata, solo due anni dopo, vincitrice dell’Ethical Fashion Forum Innovation Award.