Il fuco, maschio delle api senza pungiglione, non farà il miele ma potrebbe recapitare i pacchi degli acquisti online al portone di casa. ‘Fuco’, infatti, è la traduzione del termine inglese ‘drone’. E uno sciame di questi velivoli privi di pilota e azionati a distanza, pare stiano per occupare gli spazi aerei di tutto il mondo. Anche gli spazi indoor. Anche quelli più ridotti. Anche quelli più familiari e, c’è chi teme, personali.
Fino a ieri impiegati principalmente nelle missioni di guerra o di spionaggio, infatti, i droni stanno guadagnando spazio nella società civile. Rimangono neri, dotati di una piccola telecamera, oggetti altamente tecnologici e sibilanti, come perfette macchine da guerra. Ma si stanno lanciando, nel vero senso della parola, in diversi settori, dal giornalismo alle mappe. E anche l’industria della moda guarda nella loro direzione con sempre maggiore interesse. La corsa ai droni ha ricevuto una spinta mediatica soprattutto grazie all’interesse nei loro confronti dichiarato da aziende solide come Google e Facebook. Il patron del social network, qualche tempo fa, ha annunciato di voler connettere a internet l’intero globo, specie alcune zone dell’Asia e Africa, che al momento ne sono del tutto sprovviste. Il progetto, stimato in 2 miliardi di dollari, è quello di sorvolare le zone scoperte, utilizzando i droni come ponti per il wireless. Google è stata più pragmatica. Meno annunci, ma investimenti. A metà aprile ha comprato Titan Aerospace, società costruttrice di velivoli su cui Zuckerberg stesso aveva messo gli occhi qualche tempo fa. La portata dell’investimento non è stata resa nota, ma la certezza è che l’azienda produce tra i droni più evoluti attualmente in commercio. I Solara 50, i più piccoli, hanno un’apertura alare più ampia di un Boeing 767, mentre i Solara 60 sono droni alimentati a energia solare capaci di volare a 20mila metri di quota – ben al di sopra delle rotte convenzionali, ma ben al di sotto dell’orbita dei satelliti – anche per cinque anni, e senza rilasciare emissioni.
Scendendo di quota, di dimensioni e di prezzo, i droni professionali costano in media 5mila euro e pesano tra tre e dieci chili, oltre a essere dotati di gps e videocamera hd. Alcuni dati diffusi da PricewaterhouseCoopers e riportati da ilSole-24Ore dicono che il fenomeno dei droni ha già inserito il pilota automatico verso Wall Street: l’anno scorso gli investitori professionali statunitensi hanno raddoppiato le operazioni di finanziamento nei primi mesi dell’anno (40 milioni di dollari). La capacità di raccogliere dati in tempo reale da parte dei droni, inoltre, li ha portati alla ribalta anche nel mondo dei media: se Occupy Wall Street li ha usati per trasmettere la protesta in live streaming su internet, Russia Today ha recentemente raccontato le proteste in Turchia e Ucraina proprio testandone l’utilizzo.
Ma non saranno soltanto i reportage o le mappe a beneficiare dell’utilizzo dei droni. Anche i consumatori cominceranno a prendere confidenza con gli oggetti volanti: Amazon ha annunciato di aver messo al vaglio l’utilizzo di una flotta di droni guidati a distanza per il trasporto di confezioni. Entro il 2018, ha dichiarato lo scorso dicembre il fondatore del retailer online Jeff Bezos in un’intervista televisiva, il modo in cui facciamo shopping cambierà per sempre. I prodotti che ordineremo online potrebbero venirci recapitati, grazie ai neri robot volanti, entro mezz’ora, o anche meno, dall’acquisto. In molti hanno minimizzato l’annuncio, tacciandolo di impraticabilità e accusando Bezos di aver ‘sfruttato’ l’immagine avveniristica di cui ormai godono i droni per avere pubblicità gratuita. Se non avesse pronunciato la parola ‘drone’, affermano i suoi detrattori, l’annuncio avrebbe avuto la stessa risonanza?
Finché, alla fine, i droni planeranno anche sull’obiettivo luxury. Lo scorso febbraio, hanno già effettuato un significativo volteggio sopra le sagome delle modelle e degli spettatori della sfilata autunno-inverno 2014/15 di Fendi, allo spazio Pomodoro di Milano. La passerella è stata ripresa da due ‘AR. Drone 2.0’ dell’azienda francese Parrott. Due microcamere ad alta definizione sono state montate sui piccoli dispositivi volanti che hanno registrato le immagini dell’alto consentendo una visione ‘visionaria’ della sfilata. Chi seguiva l’evento da casa, ha potuto decidere l’inquadratura preferita in diretta – a scelta tra la regia ‘classica’ e le riprese aeree – e tuttora il video è disponibile sul sito del marchio di moda. Modalità ‘Drone Cam’.