È lo sciopero più vasto e prolungato della Cina moderna. Così la stampa internazionale, che riprende la Ong China Labour Watch, definisce la protesta degli operai avviata il 14 aprile presso il complesso della Yue Yuen di Dongguan, nella provincia di Guangdong, e poi estesasi ad altre fabbriche che producono calzature. Tra i clienti ci sono Adidas e Nike.
L’ultimo passo dell’escalation sindacale è avvenuto lunedì, quando un altro impianto del gruppo Yue Yuen, nella provincia dello Jiangxi, è stato bloccato dallo sciopero di altri 2000 lavoratori. In total, sarebbero 30mila gli operai cinesi in sciopero.
Il fattore nuovo di questa ondata di scioperi riguarda le motivazioni industriali: le rivendicazione degli scorsi anni riguardavano gli incrementi sindacali, adesso si scende in piazza per difendere il posto di lavoro. Al centro delle peroccupazioni dei dipendenti ci sono le cessioni delle fabbriche a nuovi proprietari e le prospettive di chiusura degli impianti locali. Infatti, il timore diffuso è che si sia avviata una fase di taglio dei costi attraverso la delocalizzazione degli impianti.