Gli stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana sono ”impegnati tra stoffe, modelli, modelle, ricevimenti, sono dei creativi e non me li immagino a gestire schemi di abbattimento fiscale”. Con questa affermazione, il sostituto Pg di Milano Gaetano Santamaria ha chiesto l’assoluzione per i due fondatori della multinazionale e per altre quattro persone, tutte accusate di evasione fiscale per la presunta ‘estero-vestizione’ di una società in Lussemburgo. Società, la ‘Gado srl’, che secondo il pg invece ”operava effettivamente”.
Prende una piega inaspettata il processo d’appello per gli stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana, condannati in primo grado a un anno e 8 mesi per una presunta evasione fiscale.
Secondo il sostituto Pg, la creazione di una società in Lussemburgo per tutelare i marchi del gruppo sarebbe lecita e i due stilisti avrebbero agito come un’impresa ‘moderna’. Coerentemente, anziché pagare le tasse in Italia hanno pagato solo il 4% sulle royalties in Lussemburgo. Il Pg ha poi proseguito facendo notare che se ”Gado ha pagato solo il 4% di imposte sulle royalties in Lussemburgo, poi è anche vero che i dividendi sono stati tassati in Italia e il prelievo complessivo è arrivato quindi al 32% e non è vero, dunque, che non hanno pagato le tasse in Italia”.
Il magistrato, infine, ha ricordato che gli stilisti hanno già versato 40 milioni di euro nell’ambito del contenzioso fiscale ”e pagheranno quello che pagheranno, ma il processo tributario è diverso da quello penale e in questo processo non ci sono prove di illeciti penali”. Una parte delle imputazioni poi, ha concluso, ossia quelle relative all’anno 2004 ”sono prescritte e restano in piedi quelle per il 2005, da cui comunque gli imputati vanno assolti perché il fatto non sussiste”.