Safilo ha archiviato l’esercizio 2013 a quota 1.121 milioni di euro di ricavi, registrando un calo del 4,6% (-1,9% a cambi costanti) e un utile netto di 15,5 milioni, giù -40 per cento. “Il fatturato complessivo – si legge in una nota dell’azienda – ha risentito dell’impatto negativo dei cambi e del phase-out di alcune licenze (legate al Gruppo Giorgio Armani) che però ha anche favorito la marginalità grazie a un più ricco mix delle vendite ora concentrate sul portafoglio dei brand in continuità, e un parallelo miglioramento nella gestione ordinaria del business”. La crescita organica della società , riporta il comunicato, è del 12 per cento. L’utile industriale lordo del periodo è aumentato a 683,7 milioni (rispetto ai 679,7 milioni del 2012) con una marginalità salita al 61% dal 57,8% dell’esercizio precedente. L’Ebitda adjusted si è attestato a 121,8 milioni, a +5,8 per cento.
Va sottolineato che il gruppo Safilo nel 2013 ha visto l’uscita dell’AD Roberto Vedovotto (sostituito da Luisa Delgado), al quale è stata corrisposta una maxi liquidazione pari a 6,4 milioni. Inoltre, la società ha raggiunto un accordo col Fisco che gli costerà complessivamente 21 milioni. Senza questi costi straordinari il gruppo veneto di occhialeria avrebbe visto crescere il risultato netto del 50,7% a 39 milioni.
Nel 2013, si sono confermati alla guida della crescita di Safilo i canali distributivi europei più forti in Germania, Francia e Regno Unito, il business travel retail e i principali mercati emergenti. Per quanto riguarda la performance dei singoli brand, “nella fascia high-end hanno brillato i big della categoria, Gucci e Dior, così come è stata di grande rilievo in tutti i Paesi la progressione di marchi come Jimmy Choo e Celine. Nell’area fashion, le collezioni di Tommy Hilfiger, Boss Orange e Marc by Marc Jacobs hanno guadagnato spazio nei negozi dei grandi clienti e in nuovi mercati, mentre la performance positiva di Carrera è stata sostenuta dallo sviluppo del segmento vista in tutti i principali Paesi”.