Dotare ogni abito di una personalità forte, essere coinvolto da vicino in ogni aspetto del brand. sono queste, secondoDamir Doma, le qualità che fanno di un designer un creativo moderno. perchè oggi “la moda – afferma – non ti concede 20 anni per crescere. il potenziale del tuo marchio deve essere subito evidente”.
È considerato il nuovo Armani, sfila a Parigi e sbarcherà dalla Ville Lumière a Pitti W come guest designer. Damir Doma, giovane e promettente stilista tedesco di origini croate, corteggiato da molti, si racconta a Mood. E mostra di avere le idee chiare su come creare una vera fashion house, fatta di “silhouette”, e di eleganza “effortless”. Senza sforzo.
Come è nata l’idea di andare a Pitti?
L’invito è arrivato in maniera naturale e ne sono entuasiasta, perchè Pitti permette di far vedere molto di più che una collezione.
In che senso?
Parigi è sempre frenetica e c’è poco tempo, invece in fiera potrò incontrare tutti i giornalisti e i buyer, scambiare opinioni e mostrare loro il Dna e tutto l’universo del brand. Fin dall’inizio, l’intento è stato di creare una vera fashion house. Per questo, dopo il menswear, abbiamo lanciato la donna, la linea Silent e gli accessori. A Firenze al Giardino Corsini sfileranno i capi più iconici, inclusi dei look maschili. E poi ci sarà Silent, una collezione di sportswear contemporaneo, leggera e più easy.
Come definisci il Dna del brand?
Una silhouette elegante senza sforzo.
Qual è il tuo approccio agli accessori?
Cerco di proporre la stessa silhouette in tutti i prodotti, inclusi gli occhiali, lanciati l’anno scorso con Mykita, le borse e le scarpe. Siamo in cerca di nuovi partner di eccellenza, specialmente in Italia, che possano sviluppare tutte le potenzialità del marchio in questo business.
Per il prêt-à-porter avete appena trovato un nuovo partner, Zamasport. Che obiettivi vi siete posti?
La loro fabbrica mi ha molto impressionato, credo che questo accordo porterà la prima linea a un posizionamento superiore in termini di qualità, finishing, artigianalità.
La tua idea di lusso contemporaneo?
La classica idea di lusso oggi è sorpassata. Il lusso contemporaneo sfida l’estetica, significa sofisticatezza, capire il prodotto. Tutto questo nutre una nuova generazione di designer e anche i nostri consumatori.
Un manager del lusso ti ha definito il nuovo Armani. Quali stilisti ti hanno più influenzato?
Il paragone mi rende molto orgoglioso. Armani per me è sempre stato un modello, un uomo che in 30 anni ha messo in piedi la sua azienda e tutto un universo intorno, e ne ha tuttora il controllo. Poi c’è Raf Simons, con cui ho iniziato. Lui e la scena fashion di Anversa sono stati molto importanti. Ma oggi mi sento più connesso alla moda italiana degli anni 80–90.
Da Raf Simons che cosa hai imparato?
Il fatto di essere coinvolto in tutti gli aspetti di un marchio. Vado due volte alla settimana da Zamasport, seguo tutto da vicino. È questo che fa di te un creativo moderno, specialmente se hai un tuo brand.
Molti giovani designer per crescere cedono il proprio marchio. Hai considerato questa scelta?
Per forza di cose. Oggi per sviluppare a fondo un marchio serve un partner forte e nel mercato ci sono player interessanti come Kering, Lvmh, oppure Only The Brave. Fare quello che hanno fatto Armani e altri non è più possibile. Il mondo della moda è estremamente competitivo e non concede tempo. Il Dna e il potenziale del marchio devono essere visibili rapidamente.
Ti è stato proposto il timone creativo di un marchio in un grande gruppo. E hai rifiutato. Ma nel futuro?
È vero, ho rifiutato perché l’offerta riguardava un marchio di nicchia. Considererei l’idea se si trattasse di una grande griffe, ma anche in quel caso il lavoro dovrebbe essere proporzionato all’impegno per seguire il mio brand. Un “healthy mix” insomma!
di Valeria Garavaglia