Nuovo skyline, investimenti nel Quadrilatero, caccia a spazi per il food. Sarà solo un make-up o sotto il vestito si nasconde una ritrovata identità?
Milano make-up. Si riaccendono le luci della moda, brillano le vetrate di un nuovo skyline europeo, si alza un vento di positività che coinvolge protagonisti a lungo nell’ombra, e istituzioni per troppo tempo disorientate. Certo, occorrerà verificare cosa la città sarà in grado di conservare di questo make-up divenuto tangibile e visibile nel 2013. Davanti, ci sono esami importanti – in primo luogo l’Expo – per accertare se sarà un trucco, o sotto il vestito sarà capace di costruirsi una nuova identità di metropoli proiettata verso il futuro, in grado di attirare investitori e turisti non solo nelle settimane della moda e del design. Chissà se sotto i suoi nuovi grattacieli, le istituzioni, i cittadini e gli imprenditori avranno saputo fare della città, come ha detto la scrittrice Clara Sanchez in occasione di Bookcity, “qualcosa di simile a un buon romanzo, in cui non succede niente e invece accade di tutto”.
Quello che è accaduto nell’ultimo anno è riassumibile in una dichiarazione di intenti, proveniente da più parti, che ha lasciato intendere la volontà diffusa di rendere Milano una città capace di finire sulle cartoline. In primis, c’è stata la ritrovata armonia tra la metropoli e il sistema moda, tanto che il presidente di Camera Nazionale della Moda Italiana Mario Boselli ha parlato di un “clima cambiato”. Nel ‘salotto buono’ della città, la Galleria, si sta giocando un risiko tra i brand del lusso, disposti a sborsare cifre esorbitanti per un posto al sole, complice la decisione del Comune di semplificare le procedure di affitto e di ridare all’edificio il fasto di un tempo. Ma la lista per insediarsi è lunghissima anche in Montenapoleone: la via dello shopping milanese è salita, nello studio annuale di Cushman&Wakefield, dall’ottava posizione alla sesta nella classifica dei canoni più salati del mondo, dall’alto dei suoi 7.500 euro al metro quadro (+7,1% rispetto all’anno precedente). Nel clima generale di fermento, Altagamma ha addirittura proposto di riunire sotto un unico brand la Milano creativa – moda, design, cultura, gastronomia e alto artigianato – da presentare entro il prossimo gennaio.
L’esattezza delle cifre arriva a dare manforte all’entusiasmo delle novità in nuce: Milano è l’ottava metropoli al mondo per consumo di beni di lusso (nel 2013 si stimano 5 miliardi di euro di fatturato) e, dalla consueta ricerca di Global Blue, emerge che gli acquisti tax free dei turisti extra-europei in città sono aumentati del 12% nei primi cinque mesi del 2013, arrivando a rappresentare il 38% del mercato nazionale.
“Solo se riparte Milano riparte anche il Paese”, spiega Andrea Illy, presidente di Altagamma. Il progetto a lungo termine della fondazione che raccoglie le aziende della fascia più alta del mercato è proiettare la città verso l’Expo del 2015 tramite un processo di marketing territoriale che trovi un simbolo rappresentativo della metropoli.
VERSO IL CIELO
Per ora, il segno estetico più evidente della rinascita meneghina è tutto nei grattacieli che hanno cambiato lo skyline della città, avvicinandola all’idea-immagine di centro urbano moderno. A cominciare dall’area Porta Nuova Garibaldi, il cui progetto di riqualificazione ha di fatto creato una città nella città con i quasi 300mila metri quadrati che ricuciono tre maxi quartieri originariamente distinti: Garibaldi, Isola e Varesine. Nel cuore dell’opera svetta la nuova torre UniCredit che, dall’alto dei suoi 231 metri di altezza e dei suoi tre edifici, è diventata il più alto grattacielo di Milano (è due volte il Duomo) e di Italia, ed è stato inserito nella classifica redatta da Cnn sui dieci giganti architettonici più belli al mondo. Realizzato dallo studio dell’architetto argentino César Pelli per Hines Italia, il grattacielo domina sulla piazza intitolata a Gae Aulenti, che in pochi mesi è diventata uno dei simboli della città e ha attirato marchi della moda e del beauty, come Only the Brave, Nike, Costume National, Muji e Sephora, oltre ai gelati di Grom e al nuovo format di Feltrinelli, Red, che accosta ai libri il buon cibo.
Sotto la nuova Manhattan milanese sorge anche Esselunga, il supermercato più grande della città con 5.100 metri di ampiezza e 28 casse. Tra gli altri progetti, sempre nel maxi quartiere, spiccano il ristorante di Andrea Berton, le residenze di Corso Como e i due grattacieli del Bosco Verticale. Al massimo dell’efficienza architettonica, assicura il vicesindaco con delega all’urbanistica Ada Lucia De Cesaris, saranno però affiancati progetti di qualificazione urbana: “I cambiamenti in atto non riguardano solo lo skyline e i cantieri verticali, ma implicano anche scelte diverse connesse alla mobilità e alla ciclabilità della città. E al verde: per il 2015, per esempio, sarà pronto il parco pubblico di CityLife da 170mila metri quadrati, il terzo della città”.
Anche l’area dell’ex Fiera sarà completamente ridisegnata, ma il cielo verrà rivoluzionato solo tra il 2015 e il 2017. A CityLife sorgeranno il Dritto, lo Storto e il Curvo: rispettivamente, i tre grattacieli disegnati dai tre archistar Arata Isozaki, Zaha Hadid e Daniel Libeskind. Anche in questo caso, vi si stabiliranno i big del credito. Nella prima si trasferiranno le Generali e nella seconda Allianz (mentre per la terza si attende l’assegnazione della gara entro la primavera del 2014), con l’obiettivo comune di ottenere risparmi significativi in termini di canoni d’affitto e di consumi. Ma un grande importanza l’avranno anche le residenze (tra cui due edifici ecosostenibili disegnati sempre da Hadid e Libeskind) e la circolazione: quella delle auto sarà interamente sotterranea, mentre in superficie potranno esserci solo biciclette e pedoni, questi ultimi ‘aiutati’ da tre fermate della metropolitana nel raggio di un chilometro.
A puntare i fari sulla nuova Milano sono specialmente gli investitori stranieri che mostrano sempre maggiore interesse verso il settore immobiliare italiano (il fondo sovrano qatariota ha acquisito il 40% di Porta Nuova per 2 miliardi di euro) anche in considerazione della portata delle spese da sostenere. Sia a Porta Nuova che a CityLife, il prezzo per le dimore eleganti si aggira sui 9mila euro al metro quadrato, mentre per quelle più lussuose si arriva a toccare punte da 20mila euro. L’incognita più grande riguarda gli spazi rimasti invenduti. In entrambi i casi, solo il 60% degli alloggi è stato allocato: proprio la fatica nel trovare i compratori è stato il pretesto per un pesante affondo di Der Spiegel.
SOTTO UN UNICO CIELO
Il salto della metropoli, comunque, non si delinea solo dal punto di vista architettonico, ma anche nelle iniziative di moda, design e food, che da sempre rappresentano l’eccellenza del territorio. In un’intervista di qualche tempo fa, l’assessore comunale a moda e design Cristina Tajani aveva anticipato l’intenzione di stendere, entro la fine dell’anno, un Manifesto di Milano, una sorta di dichiarazione di intenti che si articola in un programma dettagliato di proposte per il rilancio della città. Aggiunge il vicesindaco De Cesaris che “è stato appena pubblicato il grande bando per l’assegnazione del padiglione 3 della Fiera, l’ex Palazzo delle Scintille, che sarà destinato a ospitare eventi di moda, cultura e design”. E il food non sta guardare: si perde il conto delle recenti aperture di ristoranti all’ombra della Madonnina (vedi articolo a seguire). A guardare tutti dall’alto è Unico, il ristorante stellato dello chef Fabio Baldassarre al ventesimo e ultimo piano del World Join Center, uno dei grattacieli più nuovi dell’area Portello.
Ma molto più in basso un altro segnale importante arriva dalla liaison tra moda e cibo: gli occhi di Lvmh si sono inchiodati su Cova, la storica pasticceria milanese passata a luglio nelle mani del gruppo francese a conferma dell’importanza del comparto sia in termini di volumi sia di visibilità. E, mentre si rincorrono le voci su altri ristoranti nel mirino dei colossi stranieri, sono gli stessi marchi di moda ad armarsi di forchette e coltelli: il duo creativo composto da Dean e Dan Caten ha inaugurato a settembre Ceresio7, un ristorante sul tetto del loro headquarter milanese, mentre altri – da Bulgari ad Armani fino a Dolce&Gabbana – si tengono ben stretti i loro presidi gourmet nelle zone centrali.
Sulla capacità di fare sistema e tessere alleanze tra i vari settori si giocherà gran parte dell’esito della partita. Chissà che a vincere non sia proprio Milano, e che una volta uscita dalla luce accecante dei riflettori, la città non si mostri senza trucco con una pelle più splendente che mai.