Il presidente Claudio Marenzi è tornato a chiamare il ‘serrate le fila’ per le aziende di Sistema moda Italia serrate nella morsa della crisi (vedi articolo sui dati). “Se il sistema non riesce a procedere per aggregazioni occorre spingere sulle strategie associative”, ha esordito in occasione della presentazione dei risultati 2013 del settore. E ha lanciato un messaggio forte di coesione per gli associati, annunciando un’iniziativa che ha l’obiettivo dichiarato ”di tutelare la filiera”. “Abbiamo studiato – ha spiegato – un capitolato che garantisca maggiore equilibrio tra i settori a monte e quelli a valle della filiera, nonché tra aziende di piccola e aziende di grande dimensione”. Si tratta di prevedere determinate linee di comportamento, fissando parametri “per gli aspetti giuridici e legali (ambiti contrattuali), per quelli tecnici (le caratteristiche di accettabilità) e prevedendo anche una parte etica”. In un primo momento sarà reso operativo all’interno dell’associazione, e sarà una sorta di gentlemen agreement. L’auspicio è che diventi una pratica poi trasferibile anche all’esterno del campione di aziende associate.
Sul fronte dei risultati critici in termini occupazionali, Marenzi ha richiamato il concetto emerso nel corso del convegno Pambianco: “È vero, siamo la Cina del lusso. E questo è un problema in termini di occupazione, in quanto il segmento luxury non prevede grandi numeri”. Sarà dunque un problema di difficile soluzione strutturale. Salvo un upgrade dell’intero sistema: “Sarà necessario un impegno di sensibilizzazione delle aziende per una progressiva conversione. Sul fronte della tutela della filiera, peraltro, siamo in discussione anche con i francesi (che di fatto ormai hanno solo il ‘made in Italy’) per avviare un osservatorio in grado di monitorare queste problematiche”.
Infine, Marenzi ha ribadito un altro suo cavallo di battaglia: la difesa della tracciabilità, e dunque del “made in” a livello europeo. Il problema, qui, è che il tempo (ovvero, il Parlamento e la Commissione in carica) sta quasi per scadere. Occorrerà un appoggio forte a livello istituzionale. Sempre che “questo governo, al contrario di quelli che l’hanno preceduto, non consideri questo settore come merce di scambio per aiutare altri comparti”.