Richemont, gruppo svizzero del lusso cui fanno capo marchi come Cartier e Jaeger-LeCoultre, archivia la prima metà del fiscal year, chiusa il 30 settembre, con profitti in crescita del 10% a quota 1,185 miliardi di euro e vendite per 5,324 miliardi di euro (+4%). L’utile operativo si è attestato a 1,37 miliardi, con un calo dell’1%, mancando le attese degli analisti di Bloomberg di 1,4 miliardi, a causa del rallentamento delle vendite in Asia e degli effetti negativi dovuti alle fluttuazioni dei cambi valutari. I ricavi nell’area Asia-Pacifico, che hanno pesato per circa il 40% delle vendite del colosso elvetico nel 2012, hanno rallentato il tasso di incremento (+1% nei sei mesi a cambi correnti, +4% a cambi costanti) a causa dell’inasprimento delle norme anticorruzione in Cina, dove vigeva l’uso di regalare di orologi e gioielli come tangenti.
“Per la seconda metà dell’anno – ha dichiarato in nota il presidente Yves-André Istel – i tassi di cambio potranno pesare sui nostri risultati. Mentre i termini di paragone a livello di vendite nell’importante periodo delle feste sono meno difficoltosi, l’ambiente nel suo complesso e in particolare i nostri continui investimenti nel lungo termine richiedono una maggiore cautela”.
Infine, Richemont, in risposta alle voci di mercato su una possibile vendita dei marchi non facenti parte dell’hard luxury, core business del gruppo, ha fatto sapere che non intende cedere alcun brand. Piuttosto, ha deciso di utilizzare il proprio cash (3,86 miliardi di euro) per investire nella crescita dei marchi dell’attuale portfolio.