Dopo l’ok di giovedì scorso da parte della Commissione mercato interno dell’Europarlamento e il passaggio in questi giorni nella sessione plenaria a Strasburgo, si aprirà domani la partita del Made in in Consiglio Ue, il passaggio più delicato per la bozza Tajani-Borg per la sicurezza e l’indicazione d’origine obbligatoria per prodotti non alimentari. Qui i negoziati rischiano di veder riproposto il tradizionale scontro tra i Paesi, come l’Italia, favorevoli al made in, e quelli cosiddetti liberisti del Nord Europa che proprio tre anni fa fecero arenare il precedente testo nonostante il sì di pochi mesi prima a Strasburgo. Rispetto ad allora ci sono importanti segnali che lasciano aperta la porta all’approvazione europea. Prima di tutto il testo, modificato rispetto alla precedente bozza. Allora il dossier prevedeva l’indicazione d’origine solo per i prodotti importati dai Paesi extra europei, obbligo che agli occhi del Wto rischiava di costituire una barriera non doganale ingiustificata. Il nuovo testo, presentato dal commissario all’industria Antonio Tajani e dal commissario ai consumatori Tonio Borg (ora sostituito dal croato Neven Mimica) prevede un pacchetto di due regolamenti e una serie di 20 azioni per aumentare la sicurezza dei prodotti e la sorveglianza del mercato, tra cui l’articolo 7 del testo sui prodotti, relativo alla loro indicazione d’origine, si basa sulla sicurezza dei prodotti. Nel dettaglio, tutti i prodotti immessi sul mercato europeo, sia di provenienza extra-Ue sia Ue, dovranno avere un’etichetta che ne indichi l’origine. Per quelli prodotti fuori dall’Ue, dovrà essere indicato “made in” più il nome del Paese terzo, mentre per quelli prodotti nei 28 potrà essere indicato alternativamente “made in Ue” o “made in” e il nome dello stato membro. In caso più Paesi siano interessati alla manifattura di un oggetto, il nome da indicare dovrà essere quello del Paese in cui è avvenuta la lavorazione più rilevante. E poi le tempistiche. Dalla presentazione del testo lo scorso 13 febbraio al primo ok dell’Europarlamento sono passati poco più di otto mesi. L’obiettivo degli europarlamentari che da tempo si spendono per il regolamento tra cui Cristiana Muscardini, firmataria del precedente testo, puntano a rafforzare l’asse pro made in che già vede Francia e Italia con l’alleanza della Germania e raggiungere così un accordo in Consiglio prima del voto in aula in Parlamento entro la prossima primavera e prima delle elezioni europee previste per maggio 2014.