Tornano a crescere le operazioni di M&A. Secondo uno studio condotto da Pambianco, nei primi nove mesi dell’anno le operazioni a livello globale di fusione e acquisizione sono state 81, vale a dire l’8% in più rispetto alle 75 dello stesso periodo del 2012 (vedi tabella). Percentuale che arriva a toccare il +40% se si considera un arco di tempo più ampio, dal 2011 ad oggi. Il maggior numero delle operazioni è stato realizzato all’estero (44 operazioni, pari al 54% del totale) ma buono è comunque anche il numero di operazioni avvenute tra soggetti italiani (21 operazioni, pari al 26% del totale). Continua poi lo shopping degli operatori esteri in Italia (13 operazioni pari al 16% del totale), come confermato dalle recenti cronache che hanno visto protagonisti i colossi francesi Lvmh e Kering. Scarsissima invece la presenza di operazioni all’estero da parte di soggetti italiani, con solo 3 operazioni, pari al 4% del totale: la trentina Cavit ha rilevato gli spumanti tedeschi Kessler, La Rinascente ha acquisito il department store Illum in Danimarca e Tamburi Investment (Tip) ha acquisito una partecipazione del 20% nella catena francese di arredamento Roche Bobois. A mettere sul piatto offerte per l’ingresso o l’acquisizione delle società di moda sono ormai sempre meno le aziende industriali che comprano altre aziende, e sempre di più soggetti finanziari. Non solo nelle grandi aziende, ma anche tra le medie, con l’obiettivo di svilupparle a medio termine. Qualche esempio? Argos Soditic con Via delle Perle, Silvian Heach con Vertis e Sator, il fondo capitanato da Matteo Arpe con L’Autre Chose. E già si delinea quello che potrebbe essere il prossimo trend, anticipato dalle mosse dei due giganti del lusso francesi: le acquisizioni di marchi di giovani designer. Da Kirkwood passato sotto Lvmh a Kering con Altuzarra.