Sempre più in bilico Mandarina Duck. È partita nelle ultime ore la mobilitazione dei sindacati e dei dipendenti contro lo smantellamento dello stabilimento di Cadriano (Bo) della storica azienda di pelletteria italiana. La decisione è stata presa dalla nuova proprietà, E-Land, il gruppo coreano con un giro d’affari sopra i cinque miliardi di euro, attivo sui mercati asiatici nel settore della distribuzione del fashion e dell’entertainment, che ha annunciato di voler mandare in esubero 20 persone, trasferirne 15 dalla località emiliana a Milano, e tenerne in azienda 15, in una sede (quella bolognese) che però è già in vendita.
La risposta dei lavoratori è arrivata immediatamente, con uno sciopero di quattro giorni di 8 ore fino a giovedì, giorno in cui ci sarà l’incontro con la Provincia. Secondo i dipendenti, che hanno diffuso un comunicato stampa, quello che sta accadendo è il risultato della “incapacità gestionale” da parte del nuovo proprietario, “con la conseguente perdita dell’investimento iniziale”, che doveva servire a rilanciare il marchio con un progetto retail in Asia, e che invece, come si legge ancora nella nota, ha prodotto solo l’apertura di sei punti vendita in Cina in due anni.
Da qui “un appello all’Alta Direzione del Gruppo coreano perché non proceda nel piano di disintegrazione dell’azienda, ma operi per rimettere Mandarina Duck in condizione di tener fede alle promesse di un brand che nemmeno oggi, nonostante le recenti traversìe, ha perso il suo appeal verso il consumatore”.
L’aria in azienda si era già fatta pesante negli ultimi tempi. L’entrata in scena del colosso con gli occhi a mandorla, che nel suo portafoglio comprende altri marchi di moda, tra i quali Coccinelle, Belfe e il gruppo Lario, non si è tradotta in un rilancio. Come riportato da Pambianco Magazine, infatti, se nel 2011 il brand aveva registrato un fatturato di oltre 27 milioni e mezzo di euro, nei dodici mesi del 2012, a un anno dall’acquisizione, è sceso a 24,7 milioni.