Tutti imbellettati, con trucco e parrucco appena fatto e la scia di profumo sempre fresca. È Milano che si veste per la settimana della moda, perché per fare su e giù dall’auto scura e mettersi in fila all’ingresso delle sfilate ci vuole un certo stile, altrimenti “dove vai?”. “Dove vai”, appunto, è la domanda che sorge spontanea: a quale dei tanti appuntamenti della Fashion Week si starà dirigendo tutta questa truppa?
Poi, l’osservatore più attento capirà in pochi istanti che i conti non tornano. È davvero esorbitante il numero di fashion victim che nel week end più trendy dell’estate gironzolano per le vie del centro. Basta un colpo d’occhio per distinguere il vero addetto ai lavori, tablet alla mano, sempre di corsa e con l’occhio vigile, dal milanese rilassato in passeggiata domenicale. E poi, a dirla tutta, non ci sono abbastanza eventi in città che giustifichino tutto questo tripudio di stile.
L’arcano, dunque, è presto svelato: la maggior parte non ha nessun invito alla mano, nessun appuntamento in rubrica, non sta lavorando, e non fa nemmeno il fashion blogger. E allora, che ci fanno tutti vestiti così? Sono ‘contagiati’ dal luccichio modaiolo, come il piccolo imprenditore interpretato da Alberto Sordi nel ’63 che faceva di tutto per vivere al di sopra delle proprie possibilità e godersi la bella vita senza però farne davvero parte.
Ne ‘Il boom’ di Vittorio De Sica, Sordi si indebitava a suon di cambiali, qui (forse) qualcuno spende più di quel che dovrebbe per sfoggiare il capo ‘giusto’ sul marciapiede del defilè al quale non è stato invitato. L’importante, però, è essere in sintonia con quel che sfila dentro: cinturoni e monete d’oro fuori da Dolce&Gabbana, pieghe voluminose da Bottega Veneta e il felpone più hipster che c’è dal debuttante Msgm.