Vietato fermarsi. Quando è tempo di sfilate, chi perde solo un attimo è già fuori gara. Non sono solo le modelle a sgambettare tutto il giorno su e giù per una pedana, ma è una città intera che macina chilometri, da una location all’altra, da un evento all’altro. I signori della moda saranno pur abituati a notti insonni passate sui bozzetti, agli sballi di orario tra un volo intercontinentale e l’altro, alle ore piccole fatte ai party di rappresentanza. Ma i comuni mortali no, non sono affatto avvezzi.
Eppure, allo scoccare del primo giorno dei defilé, puntualmente tutti partono come molle, pronti a saltare nella prossima location. Non importa quanto tempo, importa solo ‘esserci’ sempre e dappertutto: entrare, sorridere e (obbligatorio) scattare una foto, perché dire “io c’ero” non basta più. E qui viene la parte più difficile, perché un’immagine ‘postata’ sui social network dopo quelle degli altri vale meno di zero, diventa spam. E allora: più veloci del vento, scavalcando tutto e tutti, vince chi arriva primo nel backstage, perché è lì che si svela il segreto della sfilata. Come Forrest Gump, sono tutti come contagiati dall’impulso di scattare. Solo che nel film americano, il protagonista aveva le scarpe da ginnastica, mentre chi frequenta la fashion week è armato di tacchi.
Meglio, per alcune, perché si calpesta il prossimo con ancora più foga. Tutto è fluido e veloce, lo ha capito anche Andrea Incontri, che nel secondo giorno di Milano Fashion Week ha disegnato una donna tuffatrice (con tanto di cuffia) pronta a sgambettare, anche lei , ma nell’acqua. Oppure Fendi, che la sua donna la riempie di dettagli digitali, impulsi rapidissimi e tecnologici, e la signora di Jo No Fui che arriva dallo spazio, più veloce della luce. Eppure, se si domandasse a uno di questi “perché corri?”, forse risponderebbe come Forrest, “non lo so”, e finirebbe con il dire: “sono un po’ stanchino”.