Domenico Dolce e Stefano Gabbana erano a conoscenza del fatto che la società lussemburghese Gado, cui avevano ceduto i loro marchi, era “esterovestita”. È quanto scrive il Tribunale di Milano nelle motivazioni della sentenza con cui lo scorso 19 luglio ha condannato i due stilisti a un anno e otto mesi di reclusione per omessa dichiarazione dei redditi. Il giudice ha poi assolto Dolce e Gabbana dal reato di dichiarazione infedele dei redditi perché il fatto non sussiste, mentre la procura aveva richiesto di dichiarare questo reato estinto per intervenuta prescrizione. I marchi furono ceduti per 360 milioni di euro mentre valevano oltre un miliardo secondo la procura, che aveva chiesto una condanna a due anni e sei mesi.
“La condotta di esterovestizione – si legge nella sentenza – si è tradotta nella costituzione di una società solo apparentemente allocata in Lussemburgo e non dotata di alcuna struttura amministrativa gestionale, contabile e idonea a legittimare il dubbio circa la disciplina impositiva applicabile”. “La consapevolezza di tale fatto – continua il giudice – costituisce elemento soggettivo certamente integrato in capo ai due stilisti” i quali, “avendo ceduto i marchi alla società, ne conoscevano evidentemente la struttura e le finalità, non potendosi certamente credere che gli stessi abbiano rinunciato a controllare l’effettiva titolarità dei marchi”.
Per gli avvocati di Dolce e Gabbana Massimo Dinoia, Fortunato Taglioretti e Armando Simbari hanno annunciato: “Presenteremo impugnazione”.