Cinesi e sauditi sono il salvagente di Montefibre, storica società di fibre acriliche, quotata a Piazza Affari e controllata dalla famiglia Orlandi per il 49% circa. Da anni l’azienda è in forte crisi finanziaria, al punto da aver dovuto fare ricorso a ben due procedure concorsuali, la seconda (omologata ieri dal Tribunale di Milano) per risolvere i debiti non pagati dell’accordo della prima, risalente al 2010.
Ora sembra, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, che una soluzione per recuperare i circa 31 milioni di debiti sia stata trovata attraverso la cessione al socio cinese Jilin Chemical Fiber group del 50% nella joint venture Jimont Acrylic Fiber. Il valore è stimato da Kpmg tra 35 e 44 milioni.
Un’altra parte del piano di salvataggio predisposto dal presidente Alessandro Nova prevede un intervento del partner saudita Sabic, che prenderà in affitto alcune licenze sulla fibra di carbonio, dal valore di 20 milioni. Infine, continueranno le cessioni di terreni a Roma e di immobili a Porto Marghera. Su queste basi il Tribunale fallimentare di Milano ha omologato l’accordo di ristrutturazione.
La vecchia Montefibre resterà a Milano come holding di partecipazioni, la principale delle quali è Mef Hispania, anch’essa in procedura pre-concorsuale.