Prada continua sulla scia di una crescita a doppia cifra anche nel primo trimestre del 2013 e mantiene così salda la sua posizione tra i principali gruppi quotati del lusso che hanno meno risentito della crisi dei consumi con il marchio Prada in spolvero e Miu Miu che invece risente di un tiepido rallentamento.
Nei primi tre mesi dell’anno il gruppo guidato da Patrizio Bertelli e quotato sul listino di Hong Kong ha incrementato i ricavi del 13,9% (+15,2 a tassi costanti) a 782,3 milioni di euro, una crescita sostenuta dalle forti vendite nell’area Asia-Pacifico dove, peraltro il gruppo ha annunciato lo scorso maggio in occasione dell’assemblea degli azionisti un fitto programma di opening di circa “10-12 negozi l’anno” per il prossimo triennio. In crescita anche l’Ebitda a 240,8 milioni di euro, con un’incidenza del 30,8% sui ricavi e un incremento del 20,4% rispetto mentre l’utile netto è passato da 121,7 milioni di euro del 2012 a 138,2 milioni di euro, con un incremento del 13,5%. I risultati, seppur positivi, sono leggermente inferiori rispetto alle stime degli analisti interpellati da Bloomberg.
A trainare le crescita, la performance del main brand Prada le cui vendite sono aumentate del 18%. Rallenta invece il trend positivo di Miu Miu le cui vendite sono cresciute del 5%. I risultati, come annunciato nel corso della conference call, “sono stati inferiori alle attese a causa di una certa difficoltà del mercato. Ora Miu Miu è a un punto di svolta e perciò bisogna pensare a una svolta più fashion, ad individuare quindi il target corretto e incrementare la comunicazione”. Per quanto riguarda gli altri brand, Church’s ha registrato in incremento del 2,8% mentre Car Shoe segna il passo a causa della riduzione del canale multibrand. Nella regione asiatica il gruppo Prada ha segnato un progresso del 24,8% (+23,1% a cambi costanti) seguito dall’America, altra area in forte crescita con un +23% a cambi costanti trainato dallo sviluppo del canale retail. Invariato il mercato Europeo (+1,3% a cambi costanti) mentre si è rivelato in netta ripresa il Giappone che a cambi costanti è cresciuto del 12,2%, anche se l’indebolimento dello yen ha fatto registrare un calo dell’1,8% dei ricavi in euro. Sul fronte dei canali distributivi si mantiene in forte progresso quello del retail diretto che ha segnato un +19,1% a quota 678,7 milioni di euro mentre le vendita del canale wholesale hanno registrato un calo del 9,4% in linea con le aspettative e legata alla strategia di selezione dei punti vendita.