La strada del rilancio di Zucchi passa per l’omologa del Tribunale all’accordo di ristrutturazione dei debiti bancari, attesa nel giro di un paio di settimane (l’istanza è stata presentata a fine marzo e la decisione è prevista entro 60 giorni). Sorpassata questa boa, l’azienda potrà partire con una ristrutturazione finanziaria che porterà le banche nel capitale, e che consentirà (grazie anche all’aumento da 20 milioni previsto tra settembre e ottobre) “le risorse necessarie – spiega l’amministratore delegato Riccardo Carradori – a sostenere il rilancio a tutto tondo”. Arrivato a maggio 2012, il manager (con un passato in Coface), ha impostato un piano a cinque anni sul presupposto di un netto passaggio di discontinuità di governance, ovvero di “piena indipendenza manageriale dagli azionisti”, e di assetto di business. L’obiettivo è quello del break even nel 2014, e di un sospirato ritorno “in buona forma” nel 2015.
L’azienda sta passando attraverso un pesante piano di riassetto strutturale. Il fatturato nel 2012 ha frenato del 14% a 159 milioni e la perdita accumulata al 31 marzo 2013 (comprendente cioè i due precedenti esercizi e i tre mesi) ha raggiunto i 28,47 milioni. Ma la ripresa delle vendite nel secondo semestre 2012 e nei primi tre mesi di quest’anno (+4%) sembrano indicare il riavvio delle macchine. Il progetto prevede un ribilanciamento industriale, concentrando sulla controllata Mascioni la quota maggiore di attività produttiva, e un profondo intervento sui marchi Zucchi e Bassetti. Il brand Zucchi è stato spinto verso l’alto, puntando sulla valorizzazione di tradizione (a cominciare dall’uso della collezione degli antichi blocchi da stampa), eleganza e tendenza moda. Mentre Bassetti punterà su innovazione e originalità. Il riposizionamento si tradurrà in un ridisegno della distribuzione: i 120 negozi del gruppo in Italia saliranno a 140 in cinque anni, ma, soprattutto, la rete sarà oggetto di un ampio restyling. Sono stati introdotti prodotti in ceramica, tappeti, letti e lampade, destinati a punti vendita che saranno ampliati (l’obiettivo sono i 200 metri quadri) e riqualificati, per esempio con “esperienze multisensoriali”. È previsto un deciso sbarco nell’ecommerce, attraverso i siti specializzati e i portali dei department store. Nonché l’accelerazione all’estero che si auspica passi dal 15 a oltre il 50% del fatturato in cinque anni. Si parte in settembre con il progetto Brasile: target, 20 negozi nel Sudest entro il 2016.