È prevista oggi l’assemblea della svolta di Camera della moda. Una svolta di governance, di metodo e di investimenti, che rende quello odierno l’appuntamento su cui più si sono accesi i riflettori negli anni recenti. Non tanto per la conferma di Mario Boselli alla presidenza, ormai al suo quinto mandato. La nomina di Boselli è sembrata nell’ordine delle cose, almeno da un certo momento in poi dell’attuale processo di rinnovo, per quanto la decisione dei tre saggi – i quali hanno indicato il Cavaliere quale candidato al consiglio direttivo che ha sua volta avallato la scelta – sia stata accompagnata dal consueto balletto di voci su candidati alternativi. Il vero punto di discontinuità è che questa sarà un’elezione con una sorta di mandato presidenziale: quello di traghettare la Camera verso una governance, in cui dovrà essere integrata la figura di un amministratore delegato, e una mission completamente ridisegnate. Non solo. Si tratta di un commitment che Boselli assumerà nei confronti di un parterre de Roy senza precedenti. Nel consiglio direttivo di via Morone, infatti, dovrebbero entrare per la prima volta in prima persona personaggi come Patrizio Bertelli, Renzo Rosso, Diego Della Valle, Silvia Venturini Fendi e Luigi Maramotti. Per questo il consiglio non scenderà a 12 elementi come vociferato qualche mese fa, bensì resterà fissato a 17 componenti.
Per arrivare a definire il progetto, sono stati necessari mesi di negoziati e confronti, talvolta con spinte in avanti insostenibili dall’attuale statuto, e una fisiologica confusione anche nei messaggi filtrati dal backstage. Alla fine, pare che anche le comunicazioni ufficiali si sia preferito congelarle sino all’esito finale. Ai soci della Camera si presenta un piano di rinnovo e rafforzamento. Che passerà anche da un sensibile incremento delle quote associative. Saranno in qualche modo proporzionali alle dimensioni. Anche questo con un significato: se si gioca, si gioca (finalmente) sul serio.