Viaggio tra le nuove fiere, le settimane dello stile, i siti e-commerce, i record nelle case d’aste. Il design da collezione conquista i riflettori. Accende la passione degli investitori. E ridisegna la mappa delle occasioni.
Funzionali lo sono, certo, perché su una panca di Noé Douchafour Laurent ci si può sedere, o farsi illuminare dalle mutevoli smerigliature di una lampada di Ted Noten. Ma, diversamente dall’industrial design, nel pezzo d’arredo da collezione, il progetto va oltre la funzione, si esprime nella ricerca pura, libera del suo autore. Le loro forme evocano, alludono, citano mondi e linguaggi altri. Questi oggetti ammaliano con il fascino delle Sirene, conquistando le attenzioni dei collezionisti, guadagnando gli avamposti del modernariato, popolando sempre più fiere d’arte contemporanea. In principio era Design Miami/, per una decina di edizioni a fianco del Gotha di Art Basel Miami Beach, a dimostrare quanto il design aveva da spendere sul profilo degli investimenti d’arte. Erano gli anni della sorpresa che si è tradotta in due edizioni annuali, a Miami in novembre, a Basilea in maggio. Poi l’energia ha iniziato a risvegliare l’interesse degli operatori, ancora prima dei collezionisti, interessati a fornire al mercato una scena per costruire una cultura e una visione. Un movimento che è diventato sempre più consistente tanto che, è notizia di queste settimane, l’enfant prodige cui si deve la nascita di Design Miami/, Ambra Medda, a maggio lancerà una nuova avventura: L’Arcobaleno (www.larcobaleno.com), sito di contenuti e di e-commerce dedicato al design da collezione. Oliver Weyergraf, CEO dell’operazione, descrive le innovazioni del sito di fondamentale importanza, per la “facilità di utilizzo, la sicurezza nelle transazioni personalizzate per Paese, e con approccio ‘smartphone’”. Aspettando di vedere la tenuta di una piattaforma e-commerce, il design d’edizione continua a vendersi con sempre maggiori volumi nelle fiere tradizionali e nelle gallerie. Da sette anni il Pad, fiera che per mission si rivolge al binomio Art + Design, raccoglie le più belle realtà europee. Da 4 anni anche con un’edizione su Londra, Pad London, rappresenta una vetrina sofisticata e protetta in cui incontrare gallerie come la Carpenters Workshop Gallery (Uk, Francia), Bsl e Gosserez (Francia), Nilufar e Colombari (Italia). Un successo che non ha mancato di fare tendenza, se da due edizioni (2012 e 2013), anche la classica Art Paris ha lanciato la sezione Séries Limitées sotto le arcate mozzafiato del Grand Palais. Con exploit di vendita come la «Cinderella Table» del collettivo Demakersvan venduta il primo giorno a 145.000 euro. La strategia è semplice: attrarre l’interesse dei privati e dei collezionisti d’arte, e arredare le case di un pubblico dall’occhio già educato. Come spiega Paola Bjäringer della Galleria Slott, “il design entra nella corte dell’arte, e riscuote l’interesse di chi vuole in casa pezzi rari o eccezionali da accompagnare alle proprie opere. È ancora un territorio in definizione, in esplorazione”. Queste sculture di ‘funzione’ si muovono alla conquista delle nuove generazioni e dei giovani, più propensi a investire in arredo che in arte. Tanto che la galleria milanese Nilufar ha lanciato nel 2012 proprio la collezione Unlimited, di pezzi prodotti in serie partendo da progetti di Gamper. Nuovi territori si esplorano anche planisfero alla mano: si è tenuta infatti a marzo la seconda edizione dei Design Days Dubai, design week concomitante ad Art Dubai. Questo che è il primo appuntamento rivolto al Middle East e South Asia, ha avuto punte di 10mila visitatori per un ventaglio di espositori dal Messico a Melbourne. Cyril Zammit, direttore dell’evento, ricorda che “nel 2011 Benedict Floyd, co-fondatore di Art Dubai, mi ha chiesto di creare la prima fiera di design del Medio-Oriente. Si stimava che il momento fosse adeguato, perché il mercato dell’arte aveva raggiunto una maturità. Le edizioni limitate hanno un enorme potenziale nella regione”. La clientela araba è pronta recepire il messaggio? “La regione è in pieno fermento immobiliare e gli studi di architettura hanno l’occasione di vedere pezzi contemporanei nei loro progetti”.
Sullo stesso tema interviene Béatrice Saint-Laurent, direttrice della galleria Bsl nel Marais, che produce designer come Nacho Carbonell, Noé Duchaufour-Lawrance, Charles Kalpakian. Seppur contenta di partecipare a Design Days Dubai, definisce “il mercato ancora giovane, da coltivare e evolvere. Si sta ancora seminando”. Intanto, il 7 aprile scorso si è chiusa la diciottesima edizione di Miart che, sotto la direzione di Vincenzo de Bellis, ha presentato per la prima volta la sezione “Object” aprendo la strada al dialogo tra il design industriale e da collezione, presentando una rosa di gallerie internazionali dedite alla produzione di design contemporaneo in edizione unica o limitata. Una selezione curata da Federica Sala e Michela Pelizzari, le quali fanno un bilancio, tutto sommato, positivo: “Il lavoro – dicono – è stato complesso per la vicinanza temporale con altre fiere come il Pad Paris e Dubai e, successivamente con il Salone del Mobile. In realtà, quello che era un timore iniziale si è tramutato in un beneficio di visitatori e pubblico: nel weekend finale era già presente un pubblico internazionale di alto livello per il Salone”. Chi vende il design da collezione? Tradizionalmente sono le gallerie, anche se i collezionisti amano far da soli, perché sono per definizione colti e preparati, e spesso risolvono le loro ricerche andando alla fonte. Altro interprete sono le case d’aste, come Art Curial e Corneille de St. Cyr. Il Dipartimento di design della prima risale addirittura al 1999, e i frutti della selezione rigorosa negli anni si vedono se più dell’80% dei lotti trova acquirente generando una cifra d’affari di 1,5 milioni di euro.
Brand a edizione limitata
Il design da collezione è un fil rouge che accompagna la migliore produzione industriale, da sempre. Nel 1989, Zanotta introduce la collezione numerata Zanotta Edizioni, oggetti d’arredo vicini all’arte applicata e all’artigianato artistico italiano. Oggi ripropongono, per recuperarle, tecniche in disuso come il mosaico, l’intarsio o la decorazione pittorica. Quest’anno tra le novità di Nodus vi era anche la Limited Edition, dissacrante e a tratti inquietante, firmata da Job Smeets e Nynke Tynagel, ispirata al connazionale Hieronymus Bosch. Established & Sons, brand di culto nato da un decennio in Uk, da subito sceglie di affiancare alla produzione corrente anche una label limited, con prezzi che oscillano tra i 3 e i 100mila euro, che per la prima volta è stata presentata a Milano quest’anno e per giunta al Fuori Salone in Ventura Lambrate. Come spiega Claudia Neves, International Brand Manager di Established & Sons, “la collezione viene diffusa in Usa, Uk, Parigi, Milano da Nilufar tramite gallerie, ma soprattutto direttamente ai privati collezionisti”.
Designer a edizione limitata
Solitamente industrial designer e artista-designer erano due ruoli ben distinti. Di qua, chi si pone al servizio della funzione e delle regole di produzione, di là chi si sposta inseguendo la piena libertà espressiva. Ultimamente i confini sono diventati più labili. Arik Levi, uno dei nomi più influenti della sua generazione, è prima di tutto artista poi designer, anzi designer pragmatico: “Molto sinceramente, il design rappresentava un mezzo di sussistenza artistica, considerata anche la mia posizione geografica (Israele, ndr) sarebbe stato improbabile sopravvivere d’arte. Il design è il mio sponsors”. Per Nacho Carbonell, che ha presentato le sue opere al Fuori Salone 2013 in una memorabile mostra curata da Rossana Orlandi al Museo Bagatti Valsecchi, “il design in edizione dovrebbe mostrare la via per una visione futura, analitica della società”. Ma c’è separazione tra produzione e design concettuale? “Esistono differenti parametri e metriche pratiche, ma lo spirito è condiviso”. Rodrigo Almeida è un nome emergente, che sta compiendo un percorso insolito: dal mondo del collezionismo ritorna alla produzione di piccole collezioni in serie. “Per la gente il pezzo unico è di difficile gestione. È esteticamente denso. Dal lavoro con gli oggetti concettuali ho generato un mio stile e ora contamino con queste informazioni i complementi quotidiani”.