Non sembra essere scalfita dalla crisi economica Sportswear Company che, pur rallentata dal mercato italiano, anche nel 2013 continua a crescere a doppia cifra. E lo fa nei mercati “maturi”. Chiuso il 2012 con un +17% a 60,8 milioni di euro, le previsioni per quest’anno sono di superare quota 68 milioni di fatturato (+12%). L’Italia, che pesa per il 40% nel giro d’affari dell’azienda specializzata nell’outerwear cui fa capo il marchio Stone Island, è cresciuta del 6,2 per cento. A trainare il risultato sono stati gli altri mercati consolidati europei. Uk e Germania, rispettivamente secondo e terzo mercato dopo quello domestico, hanno registrato incrementi di circa il 20%, la Francia del 28% e la Corea (quinto mercato) del 30 per cento.
In mercati importanti ed emergenti come Usa e Cina, dove la crescita è stata inferiore, i margini di sviluppo sono ancora ampi, ma l’azienda non intende sfruttarli a breve. “Data la situazione attuale – ha spiegato il presidente e direttore creativo Carlo Rivetti a Pambianconews – preferiamo continuare a investire nei ‘nostri’ mercati, a due ore di aereo, anche per rassicurare e dimostrare vicinanza ai clienti”. Dopo gli opening in Germania e Francia, Stone Island inaugurerà a giugno un nuovo store a Forte dei Marmi in via Montauti, location prestigiosa dove è in procinto di aprire anche Louis Vuitton.
La chiave di volta del successo del brand, che ha celebrato lo scorso anno il trentennale, è l’innovazione di prodotto. Un’ideale che secondo il patron sta venendo meno a molte imprese italiane. “In Italia ci sono alcune realtà che vanno molto bene, penso a Cucinelli, Ferragamo, Zegna o Cruciani – ha affermato -, tuttavia il sistema tessile-abbigliamento del nostro Paese è incartato su se stesso, manca spirito imprenditoriale e molti rinunciano all’innovazione. Noi abbiamo sempre puntato sul prodotto e continuiamo a fare ricerca. Ma in Italia rischiamo di perdere la filiera produttiva. Lo stesso Giorgio Squinzi (presidente di Confindustria, ndr) ha fatto un discorso dai toni sconfitti, mentre bisognerebbe vincere la paura, che è cattiva consigliera. Servirebbe anche a noi un Papa Francesco”.
Spenta la trentesima candelina e quasi raggiunta la soglia dei 70 milioni, viene da interrogarsi sui possibili sviluppi dell’azienda. “Non intendo quotare Sportswear Company – ha ribattuto Rivetti – e nemmeno vendere a chi vuole ‘fare affari’ con me. Considererei l’idea solo se la cifra proposta mi emozionasse davvero… ma non sono uno che si emoziona facilmente”.