Per un settore come quello del lusso, in cui gli scontrini non ci mettono molto a salire alle stelle – basti pensare a certe it-bag, a pezzi unici di alta gioielleria o ai capolavori dell’arte orologiera svizzera – il tetto massimo di mille euro per i pagamenti in contanti imposto dal Governo Monti può portare a frenate delle vendite in doppia cifra. Le prime voci di protesta contro tale regolamentazione, introdotta a dicembre 2011 dal decreto Salva Italia nell’ottica della lotta all’evasione fiscale ed entrata in vigore dal 1° febbraio 2012, sono giunte subito dopo il suo annuncio.
Fortemente contraria, per esempio, è l’associazione di via Montenapoleone che riunisce le boutique del Quadrilatero di Milano, dove la maggior parte dei clienti, soprattutto stranieri, paga in cash. In risposta, il Governo ha introdotto questa estate una deroga per cui il limite per i clienti stranieri (extra Ue) è fissato a 15mila euro, previa la presentazione del passaporto. Questi clienti “di lusso”, tuttavia, non gradiscono dover lasciare i propri dati al momento di fare un acquisto con un cartellino anche a 4 o 5 zeri, magari un regalo per “un’amichetta”.
Tutto ciò era già noto, ma per la prima volta un player del settore – e non uno qualsiasi ma uno dei big, il Gruppo Lvmh – ha quantificato i danni provocati dalla legge al proprio business. Il Cfo del colosso d’Oltralpe, nel corso di un incontro con alcuni analisti finanziari, ha infatti dichiarato che le vendite dei marchi di Lvmh (tra questi Louis Vuitton, Dior, Bulgari, ecc.) nel mercato italiano hanno registrato un drastico -20% a seguito dell’entrata in vigore della norma*.
Il manager non ha indicato un intervallo temporale preciso. Ma ha precisato che il mercato oggi sembra essersi stabilizzato. L’Europa (esclusa la Francia) vale oggi il 21% del giro d’affari totale del gruppo, attestatosi nel 2011 a 23,7 miliardi.
L’indicazione di Lvmh suona ancor più come un campanello d’allarme per i player del lusso maggiormente focalizzati sull’Italia. Per i quali sarà necessario capire se gli effetti di questa manovra siano destinati a sfumare, o a ripercuotersi sul mercato nel lungo termine.
* Si precisa che il dato è riferito alle vendite alla sola clientela italiana, compensate da quelle alla clientela estera. Le vendite complessive in Italia di LVMH nei primi 9 mesi del 2012, rispetto all’analogo periodo del 2011, sono aumentate di due cifre percentuali e di una cifra percentuale a perimetro comparabile (senza l’apporto di Bulgari). Notizia aggiornata il 21/11/12 h.18.00