È di scena fino al 10 febbraio al Peggy Guggenheim di Venezia la retrospettiva dedicata a Giuseppe Capogrossi, uno dei protagonisti della scena artistica del secondo dopoguerra. L’arte di Capogrossi, identificata con il gusto dell’Italia fiorente e ottimista degli anni ’50 e ’60, ha contaminato l’architettura, il design e anche la moda contribuendo al formarsi dell’“Italian Style”.
Realizzata in collaborazione con la Fondazione Archivio Capogrossi, la antologica traccia l’evoluzione pittorica dell’artista con oltre 70 opere tra dipinti e lavori su carta, dai capolavori figurativi degli anni 30 fino ai grandi formati astratti degli anni 60, dall’analisi del rigore del segno all’orchestrazione del segno-colore.
I lavori in mostra provengono da collezioni private e musei tra cui il Centre Pompidou di Parigi, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, il Mart di Rovereto, oltre al Solomon R. Guggenheim Museum di New York, dove Capogrossi è presente fin dal 1958, anno dell’acquisizione della tela “Superficie 210” (1957).