Harmont & Blaine ha inaugurato un nuovo flagship store in Corso Matteotti a Milano: 500 mq, 3 piani e 6 vetrine che ospitano l’intero universo delle collezioni del bassotto, dall’uomo alla donna fino al bambino, alle calzature e agli accessori.
“Questo opening – ha commentato Domenico Menniti, AD di Harmont & Blaine – non rappresenta un punto d’arrivo bensì un ulteriore step del nostro progetto di consolidamento sul mercato italiano. Confermiamo la scelta di puntare su Milano come capitale della moda internazionale continuando ad investire anche in questo momento di crisi economica. A novembre, infatti, inaugureremo anche lo showroom di via Tortona 37 realizzato da Matteo Thun. Mille mq (a cui potrebbero essere aggiunti 400 mq in più per altri uffici) in cui sposteremo le collezioni per il trade confermando come il capoluogo meneghino diventi sempre più centrale per la nostra azienda”.
L’azienda di Caivano, in provincia di Napoli, che ha chiuso il primo semestre del 2012 con un fatturato di 28,4 milioni di euro, prevede di chiudere il 2012 con ricavi pari a circa 67 milioni, in crescita del 17% rispetto allo scorso anno. “L’obiettivo da raggiungere per il 2015 è un fatturato intorno ai 200 milioni e la quotazione in Borsa”, ha aggiunto Menniti.
“Abbiamo assunto 80 nuove risorse negli ultimi mesi e contiamo di aggiungerne altre 50 superando quota 500 dipendenti diretti e 1.200 di indotto”. Anche sul fronte estero la marcia del bassotto non si arresta: “Oggi continamo 50 negozi in Italia e 50 all’estero. Sono attese nelle prossime settimane le aperture di Ekaterinburg, Rostov on Don, Krasnodar e Panama. Ricordo che aprimmo il primo negozio in Russia, ormai tanto tempo fa, e quando mi proposero una location nella città di Tyumen, ai confini con la Siberia, andai a cercarmela sulla cartina geografica perchè non sapevo dove fosse. Ora, dopo 4 anni di presenza su questo mercato, ne abbiamo fatta di strada, contiamo diversi negozi e da qui a poche settimane annunceremo tre nuove aperture a Mosca. Inoltre, apriremo il primo negozio a Baghdad e speriamo di riuscire ad inaugurare un punto vendita anche a Teheran, costruendo una sorta di ‘boutique per la pace’ perchè la moda, come la musica, è un linguaggio universale. Se riuscissimo a realizzare questo obiettivo avremo dato tanto e molto di più del solo valore economico”.